Uno e centomila
Capita di accostare cose che sembrano non c’entrare niente. Come il suicidio del famoso chef Anthony Bourdain e il pellegrinaggio Macerata-Loreto (Da ilsussidiario.net di Maurizio Vitali)
Capita di accostare cose che sembrano non c’entrare niente. Ma non è vero, a ben vedere, che non c’entrano. Sabato mattina sulle prime pagine di tutti i giornali si legge che si è tolto la vita Anthony Bourdain, chef scrittore e showman televisivo all’apice del successo. Non è che il fatto in se sia chissà che novità. L’elenco di quelli che decidono che non vale la pena vivere si allunga ogni giorno di poveracci falliti e disperati che ammazzano la moglie e i figli e se stessi, e di ricchi di successo altrettanto disperati. Scrittori come Hemingway, Pavese (all’indomani di prestigiosi riconoscimenti), Foster Wallace, Dorian Gray. Idoli della musica come Kurt Cobain leader dei Nirvana, Emerson leader degli Emerson Lake & Palmer; terroristi marxisti come Ulriche Mainhof e Andreas Baader; attori come Robin William, Luigi Vannucchi (don Rodrigo dei Promessi Sposi di Bolchi), Luigi Pistilli (Piccolo Teatro), senza dimenticare Marilyn Monroe. Capitani di industria, come Gabriele Cagliari e Raul Gardini ai tempi di Tangentopoli. Grandi capi di Stato come Getulio Vargas e Salvador Allende. I registi Monicelli e Lizzani. Si potrebbe proseguire compilando un elenco telefonico, della serie non so come si fa a vivere.