Un profeta moderno
Traditore e cantore di Israele. Ritratto di Amos Oz, lo scrittore che ha offerto al mondo la normalità sofferente dello stato ebraico. Il Cechov di Gerusalemme che faceva il cameriere in un kibbutz. I genitori parlavano dodici lingue ed erano due intellettuali vicini a Jabotinsky, il filologo che ha fondato la destra israeliana. Oz, uno degli scrittori israeliani più celebri e tradotti in tutto il mondo, è morto a 79 anni.
(Da Il Foglio di Giulio Meotti)
Yigal Schwartz, che ne ha a lungo curato i romanzi presso la casa editrice Keter, ha paragonato Amos Oz a “una sorta di monaco”. E i monaci sono attratti dal deserto. Non si può capire lo scrittore israeliano senza quello che circonda la sua città, Arad. Un ammasso di dune di sabbia e rocce rossastre, di agavi e di cactus, ciuffi di macchia mediterranea, rododendri e fichi d’India, tra larghi spiazzi di pietra nuda, d’un colore fra il bianco e il giallo. E’ la pietra con la quale re David costruì Gerusalemme. Tremila anni fa. Un deserto allucinante mosso da rilievi color ocra, trinciato da canyon tortuosi. Il cielo manda giù da due a tre centimetri di acqua in un anno; quasi niente.