Lanza del Vasto e il “cristianesimo facile” che piaceva a Giuda
Giuseppe Lanza del Vasto trasfigurò la natura di Giuda in un romanzo a lui dedicato, uscito nel 1938. Da rileggere per capire il tempo odierno (Da ilsussidiario.net di Giacomo Scanzi)
Quando ho letto per la prima volta il Giuda di Lanza del Vasto, avevo 17 anni. Allora non avevo capito granché di ciò che avevo tra le mani. Mi pareva che Giuda fosse un paradosso della Storia, una necessità drammatica e per certi aspetti credevo giusto provare un po’ di compassione per quello sventurato cui era capitato il carico di un tradimento necessario. Dio mio, m’era sembrato perfino che Lanza del Vasto procedesse ad una sorta di riabilitazione almeno dell’uomo, se non proprio del fatto. Ma si sa, erano i primi anni Settanta. E allora ogni esperimento ardito sembrava scaldare il cuore, muovere il sangue. Rileggere quell’opera a distanza di oltre quarant’anni, be’ apre gli occhi sulla vera natura di Giuda, che nulla ha a che fare con la carne di Giuda, ma con la sua parola. O meglio, con la sua capacità di tradire la parola. Insomma il delitto è innanzitutto semantico e forse, prima ancora, concettuale.