In fondo a quella foto un’evidenza ci interroga
Il buco nero, il suo segreto immenso e le reazioni (anche) bambine (Da Avvenire di Marina Corradi)
Quel pozzo oscuro cinto da un anello che sembra ardente ha preso a campeggiare sui giornali e sul web nel cuore di questa settimana d’aprile che ci stiamo lasciando alle spalle. Non smetterà più. L’immagine è storica. Il gigantesco buco nero della galassia Messier 87 fotografato dal Progetto internazionale Event Horizon Telescope è la prova della teoria della relatività, annunciano emozionati gli astrofisici. Ma sui social gli utenti cliccano, guardano un istante e commentano: “Sembra un tortellino”, oppure una ciambella; “Sembra il debito pubblico italiano”. C’è ironia e leggerezza nel popolo del web, davanti a quella che per la scienza è la foto del secolo. Eppure se ti fermi a leggere qualche riga in più, impari che quel vuoto, l’invisibile dentro l’anello rosso, è grande quanto sei milioni e mezzo di Soli. Che dista dalla Terra 55 milioni di anni luce. Che sta nascosto nel fondo di un’ombra dal diametro di 40 miliardi di chilometri. Dove la luce si interrompe inizia l’«orizzonte degli eventi», il confine in cui spazio e tempo vengono distorti. Perché un buco nero, spiegano gli studiosi, è una regione di spaziotempo con un campo gravitazionale così intenso, che nulla gli può sfuggire. M87, poi, è un buco nero supermassiccio. Fagocita la materia delle galassie, è un cimitero di stelle…