La saggezza di Seneca, il pianto di Ungaretti e la “risposta” di Dio
Il saggio stoico non si lamenta mai, si adegua. Però certi schiaffi bruciano e non basta un’innocua consolazione. Ci vuole una Presenza che guardi la nostra debolezza (Da ilsussidiario.net di Valerio Capasa)
Le cose non vanno quasi mai come vorremmo; non potendo cambiarle, ci tocca adeguarci: “disponiamo dunque il nostro animo in modo da volere tutto ciò che le circostanze esigeranno”. L’eroismo di Seneca, che non si esalta e non si abbatte, tocca il culmine della grandezza umana, dal punto di vista morale e anche mentale. Il saggio stoico è uno che sa perdere: non si lamenta dell’arbitro né dell’avversario; suda fino al novantesimo, “capace di sopportare allo stesso modo i pugni e i calci di più di un avversario”, realisticamente consapevole che le partite si vincono e si perdono…