Guareschi, il Borghese “squilibrato”
(Da Il Fatto Quotidiano di Pietrangelo Buttafuoco)
Giovannino Guareschi viene da un tempo in cui il sopraluogo funziona magnificamente con una “elle” sola. A un certo punto però, l’epoca sua – presa da un asinino urto conformista – ne mette due di “elle” e dice una cosa tipo “Giovanni ventitreesimo”. Lui, invece, il Santo Padre regnante lo chiama per com’è giusto appellarlo: Giovanni vigesimoterzo e Guareschi che nel 1963 scrive per Il Borghese – il settimanale fondato da Leo Longanesi e poi diretto da Mario Tedeschi e Gianna Preda – è lo “squilibrato squilibratore” che non può accampare i titoli di credito di un PPP, il Pier Paolo Pasolini che invece è vanto dello spirito del tempo. Guareschi è ancora quello che a guerra finita, quando torna da un campo di concentramento tedesco domanda in giro – “Il mondo, dove va?” – a sinistra, gli rispondono tutti e lui, allora, bofonchia: “Allora io vado a destra”.