Quest’indecifrabile strazio e la nostra ostinata speranza
(Da Avvenire, di Marina Corradi)
Nelle loro case in Germania, i genitori probabilmente si sentivano tranquilli. I ragazzi non erano a Parigi, o a New York, o in transito in aeroporti a rischio di attentati. Erano in un tranquillo piccolo paese in Alto Adige: neve, pace, e per tornare dalla discoteca perfino un pullman, che li avrebbe lasciati ad appena cento metri dall’albergo. Erano in tanti poi, una comitiva. Quale pericolo si poteva immaginare? Avevano salutato al telefono i figli, poche ore prima, senza alcuna ansia. Ma l’inimmaginabile stava prendendo forma in un bar di Chienes, poco lontano, dove un giovane lasciato dalla fidanzata dal pomeriggio aveva cominciato a bere. A bere tanto. Poi, ubriaco, si era messo al volante della sua grossa auto. Voleva andare da lei. Imboccata nella notte la strada semideserta della Valle Aurina accelerava, accecato di rabbia e di alcool. Arrivava in quel momento a Lutago dal paese di Cadipietra il bus dei giovani turisti stranieri, che scendevano e disciplinatamente si accingevano a traversare sulle strisce.