“Tolta la classe, chi sono io?”
Sono giorni di lezioni a distanza ma l’ansia da didattica online non può trasformarsi in una sorta di infinita tv culturale. Fare scuola è parlare alla vita, è appassionare l’io (Da ilsussidiario.net di Valerio Capasa)
Sono giorni di lezioni a distanza: al di là dei docenti che si limitano ad assegnare compiti perché “il programma must go on”, i più generosi si stanno improvvisando sulle varie piattaforme digitali, contagiati da un’ansia di didattica online che a tratti mette in scena una sorta di infinita tv culturale (o pseudoculturale, quando i risultati lambiscono l’albertoangelite dei poveri al liceo e la raiyoyite de noantri alle elementari). Ma dopo qualche giorno di euforia, è il momento di accorgersi che strumenti differenti implicherebbero una logica differente: se in questo frangente la nostra didattica non riformula i suoi tempi e non imbocca la strada dell’essenzialità, della personalizzazione, della continua sollecitazione al protagonismo dell’alunno, del rapporto tra pagine e realtà, tra apprendimento ed esistenza, quando mai lo impareremo?