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Fissiamo il Pensiero

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La lettura è un’arma di libertà

  • Data 14 Febbraio 2021

“Leggete, staccatevi dagli schermi. Gli schermi vi divorano, la lettura vi nutre. Gli schermi vi svuotano, i libri vi riempiono. Fa tutta la differenza. La letteratura e i libri vi permetteranno di scoprire quanto siete unici e fino a che punto non assomigliate a nessun altro. È quello che fa l’umanità. Ogni persona è unica. Ed è la letteratura che ce lo insegna”. Con queste parole Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, si è rivolto alcuni giorni fa alle nuove generazioni in un appassionato discorso diventato virale. Un invito a riscoprire la grande opportunità rappresentata dalla lettura, e attraverso essa dalla letteratura, per far crescere in ciascuno la vera libertà.

Ascolta l’intervento del ministro Le Maire

https://video.repubblica.it/mondo/francia-il-ministro-dell-economia-ragazzi-leggete-gli-schermi-vi-divorano-i-libri-vi-nutrono/375932/376546

Perché leggere, la parola agli scrittori (dal sito ilmiolibro)

Se c’è consiglio che qualsiasi scrittore dà a chi aspira a scrivere un romanzo, è quello di leggere, leggere tanto e leggere le cose giuste. Perché non si può scrivere senza che prima non abbiamo letto molto, e questo tendiamo a dimenticarlo. Preferiamo buttarci sulla composizione senza sapere quali storie sono state raccontate prima e senza avere davvero un senso critico sviluppato in materia di scrittura. Ma gli scrittori sembrano davvero concordare su questo punto: leggere è indispensabile, ed è anche meraviglioso. Talmente bello che la passione per la lettura dovrebbe essere naturale. Ecco cosa hanno scritto a riguardo alcuni dei più grandi autori della letteratura:

  1. “Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.” E lo afferma Virginia Woolf, che in cinquantanove anni ha scritto nove romanzi e più di quindici saggi, senza considerare i racconti brevi, i diari, le biografie e le lettere.
  1. “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.” Ecco cosa scriveva Jerome David Salinger, o meglio: cosa faceva dire a Holden Caulfield, il protagonista di uno dei romanzi più famosi della letteratura. Sebbene sia stato pubblicato nel 1951, questo libro è ancora incredibilmente attuale. Sarebbe bello che i tanti giovani Holden di oggi sentissero il significato di questa frase con la stessa passione del personaggio di Salinger.
  1. “La lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno”. Francis de Croisset, drammaturgo e scrittore francese, riassume con una decina di parole la possibilità del lettore di finire, vedere, assaporare e sentire posti senza lasciare casa propria. Perché di questo effettivamente si tratta: evadere via, scoprire mondi, anche inesistenti, che altrimenti sarebbe impossibile vivere.
  1. “Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.” e anche: “L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire.” Deve essere incredibile avere un professore di letteratura come Daniel Pennac. L’autore (tra le altre cose) della saga dei Malaussène ha addirittura pubblicato un saggio a favore della lettura, dal titolo Come un romanzo, in cui elenca i diritti imprescindibili del lettore.
  1. “Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia” Cosa aggiungere alle parole che Luis Sepulveda inserisce nel romanzo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore? Come comunicare meglio di così il modo in cui la lettura rallenta il tempo, fino a farlo sospendere, fino a dare l’illusione che la vecchiaia non conti più niente?
  1. “Vedo me stesso essenzialmente come un lettore. Mi è accaduto di avventurarmi a scrivere, ma ritengo che quello che ho letto sia molto più importante di quello che ho scritto.” E a dirlo è Jorge Luis Borges, ovvero uno dei più influenti autori del XX secolo. Scrittore, saggista, traduttore, poeta, ma prima di tutto lettore. Non sarebbe stato così importante senza le numerose influenze della letteratura americana, inglese e tedesca.
  1. e  8. “Con la lettura ci si abitua a guardare il mondo con cento occhi, anziché con due soli, e a sentire nella propria testa cento pensieri diversi, anziché uno solo. Si diventa consapevoli di se stessi e degli altri. Gli uomini senza la lettura non conoscono che una piccolissima parte delle cose che potrebbero conoscere. La lettura può dare cento, mille vite diverse ed una sapienza ed un dominio sulle cose del mondo che appartengono solo agli dei.” e “Leggere, leggere un libro – per me è questa l’esplorazione dell’universo.” Sebastiano Vassalli, la prima citazione, e Marguerite Duras, la seconda, parlano in modo diverso dello stesso concetto: leggere per conoscere l’inconoscibile, per vivere vite altrimenti impossibili da vivere.
  1. “Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.” Tra le pagine de Il gioco dell’angelo, lo scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafón inserisce una grande verità. Nessuno saprebbe imbottigliare la magia di una storia, se prima non fosse entrato in una libreria.
  1. “Sapere che si ha qualcosa di bello da leggere prima di coricarsi è una delle sensazioni più piacevoli della vita.” Concludiamo questa breve lista di citazioni sulla lettura con le parole di Vladimir Nabokov. Perché potrà sembrare scontata, ma se appartenete a quella categoria di persone che ama addormentarsi tra le pagine di un libro, come se volesse suggerire al suo inconscio una storia su cui ambientare i propri sogni, allora troverete la sua frase meravigliosamente vera.
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piergiorgio

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Non lasciamoci sfuggire l’intelligenza artificiale
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L’intelligenza artificiale è già entrata a far parte della nostra vita molto più di quanto a prima vista possiamo percepire o immaginare. È un dato di fatto destinato a impattare in modo sempre più pervasivo sulla nostra quotidianità. In questo senso i dibattiti pro o contro l’intelligenza artificiale appaiono del tutto teorici e oziosi, come inutile è ogni posizione di retroguardia. Come Fondazione San Benedetto intendiamo invece proporre iniziative o suggerire ipotesi di lavoro che possano essere d’aiuto ad affrontare in modo consapevole questo cambiamento che è già in atto. Lo facciamo anche con questa newsletter segnalandovi un articolo uscito nei giorni scorsi sull’Osservatore Romano di Antonio Spadaro che riprende un testo del celebre scienziato e religioso Pierre Teilhard de Chardin scritto nel 1950 sull’avvento delle grandi macchine da calcolo che allora muovevano i primi passi. Per Teilhard l’arrivo delle nuove macchine «che macinano idee e numeri» era un’opportunità per liberare nell’uomo, «e questa volta a un livello mai raggiunto prima, una massa nuova di energia psichica, immediatamente trasformabile in forme ancora più alte di comprensione e di immaginazione». A 75 anni di distanza Spadaro rimarcando la novità di questo pensiero sottolinea come la sfida implicita «sia quella di integrare le macchine nella crescita della coscienza, trasformare la velocità di calcolo in profondità di pensiero, usare l’energia liberata per “forme più alte” di comprensione. La domanda di fondo, insomma, non è “quanto possono fare le macchine?”, ma “quanto possiamo crescere noi, con loro?”». L’intelligenza artificiale non è insomma una questione tecnica, ma antropologica e per questo ci riguarda.

I mattoni nuovi del Meeting, una storia che continua
6 Settembre, 2025

Riprende da oggi l’appuntamento con la nostra newsletter domenicale «Fissiamo il pensiero» e, all’inizio di un nuovo tratto di cammino, vogliamo ripartire dal Meeting di Rimini che si è chiuso da pochi giorni. La passione ideale che è il vero motore di un evento come il Meeting unico per il suo carattere e la sua rilevanza in Italia, e probabilmente anche in Europa, pur con modalità e dimensioni diverse, è la stessa che ci muove come Fondazione San Benedetto. Del Meeting si sono occupati anche i media, dando spazio però, come avviene da anni, in modo prevalente agli incontri di tipo politico. Tutti appuntamenti interessanti e di livello, ma il Meeting è molto di più. Perciò abbiamo sempre invitato tutti a trascorrere almeno un giorno in fiera a Rimini, unico modo per evitare giudizi affrettati e parziali. Quest’anno attorno alla frase di T.S. Eliot «Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi» (titolo dell’edizione 2025) in sei giorni si è sviluppato un programma di incontri, mostre e spettacoli davvero ricco. Solo a titolo di esempio ricordiamo gli incontri col Patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo a 1700 anni dal Concilio di Nicea, con due madri, una israeliana e l’altra palestinese, che hanno perso un figlio, testimoni di una riconciliazione possibile, con lo scrittore spagnolo Javier Cercas. E poi le mostre da quella sui martiri di Algeria a quella su Vasilij Grossman, da quella su Carlo Acutis a quella sulle voci dall’Ucraina. Nell’ultimo giorno del Meeting è stato annunciato il titolo dell’edizione del prossimo anno che riprende il verso finale della Divina Commedia: «L’amor che move il sole e l’altre stelle». Su questo vi invitiamo a leggere l’articolo, tratto dal quotidiano online ilsussidiario.net, di Giuseppe Frangi, fondatore e vicepresidente di Casa Testori e amico della San Benedetto. Con lui stiamo già collaborando e altre iniziative sono in cantiere. Ricordiamo la serata dello scorso luglio a Brescia con la lettura nella chiesa di San Giovanni del dialogo sul Romanino fra Pasolini e Testori (a questo link lo potete rileggere).
Tornando al titolo del Meeting, questo sta a indicare ogni anno il passo di una storia che continua e che non si ferma a guardare indietro, bloccata su se stessa. È l’espressione di un ideale che si fa vita. Ben altro che un contenitore di eventi o, peggio, di intrattenimento. Si spiega così che dopo 46 anni il Meeting ci sia ancora e sia un luogo sempre interessante e sorprendente. Un percorso analogo lo stiamo facendo come San Benedetto. Abbiamo già in preparazione alcuni incontri sui temi dell’Europa e dell’intelligenza artificiale, e tanto altro, non mancheremo di tenervi aggiornati. Al di là delle singole iniziative la fondazione è prima di tutto un luogo di incontro e di amicizia aperto a tutti. Intanto siamo già in grado di confermarvi che da giovedì 25 settembre alle 18.30 nella nostra sede di Borgo Wührer 119 a Brescia, ci ritroveremo per la Scuola di comunità. Partendo dalla lettura di alcuni testi di don Luigi Giussani è un’occasione per mettere a confronto domande ed esperienze che riguardano la nostra vita e il suo significato. Gli incontri, della durata di un’ora, si terranno con cadenza quindicinale sempre alle 18.30. La proposta è libera, gratuita e aperta a tutti. Chiediamo solo la continuità della partecipazione come segno di serietà nel percorso che ci apprestiamo a cominciare. Il giorno 25 verranno date indicazioni su come si svolgeranno gli incontri con il calendario fino a dicembre e sul testo di riferimento.

Qualcosa di più forte e profondo della distruzione
26 Luglio, 2025

La newsletter di oggi è l’ultima prima della pausa estiva. Anche in queste settimane per molti dedicate al riposo e alle vacanze, mentre il mondo è in fiamme e gli orrori della guerra si moltiplicano, crediamo che non si possa far finta di nulla, aprire una parentesi o staccare la spina come si usa dire. Non si può andare in vacanza senza portarsi dietro queste ferite. Portarsele con sé rende più bello e più vero il tempo del riposo. Per questo oggi vogliamo proporvi la lettura di due testimonianze da due dei principali teatri di guerra: l’Ucraina e Gaza. Già scorse settimane avevamo ricordato il caso di Vasilij Grossman, lo scrittore ucraino che dentro lo scenario di morte prodotto dalle ideologie del ’900, non aveva mai smesso di cercare «l’umano nell’uomo» come inizio di una possibilità di speranza. Le testimonianze di oggi ci dicono che anche nelle situazioni più difficili, la violenza, la distruzione e la morte possono non essere l’ultima parola. 

La prima, pubblicata sul sito «La Nuova Europa», è di Adriano Dell’Asta, professore di lingua e letteratura russa all’Università Cattolica e vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana. Racconta la storia di Alina, giovane donna ucraina, malata di cancro in fase terminale, che nei suoi ultimi giorni di vita ha trovato accoglienza in un hospice a Charkiv, mantenuto aperto anche sotto le bombe. Tutto sembra perduto, senza speranza, in guerre ogni giorno sempre più distruttive e spregiatrici di giustizia e umanità… eppure c’è chi lotta e resiste per accompagnare sin nella morte chi è senza speranza e riaffermare una dignità e una pace che nessun malvagio può cancellare. È l’infinita sorpresa di un miracolo reale che non sapremmo neppure immaginare.

La seconda testimonianza ci è offerta dalla dichiarazione fatta dal patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa al suo rientro dalla visita a Gaza insieme al patriarca ortodosso Teofilo III. «Siamo entrati – ha detto aprendo la conferenza stampa – in un luogo devastato, ma anche pieno di meravigliosa umanità. Abbiamo camminato tra le polveri delle rovine, tra edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per le strade e sulla spiaggia – tende che sono diventate la casa di chi ha perso tutto. Ci siamo trovati tra famiglie che hanno perso il conto dei giorni di esilio perché non vedono alcuna prospettiva di ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio: erano già abituati al rumore dei bombardamenti. Eppure, in mezzo a tutto questo, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che rifiuta di spegnersi».

L’appuntamento con la newsletter «Fissiamo il pensiero» tornerà domenica 7 settembre. Buone vacanze!

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