La gioia di vivere e il dispotismo dell’intrattenimento
Conversazione radiofonica alla BBC di Gilbert Keith Chesterton
Mercoledì 31 gennaio 1934 – dal libro Radio Chesterton (ed. Rubbettino)
VI STUPIRÒ FACENDOVI VEDERE quanto posso assomigliare al diavolo, visto che ho solo quindici minuti per parlarvi di quel che è successo in sette giorni e sono molto in collera perché ho così poco tempo. Ovviamente ci sono svariati modi di proporre un’analisi della settimana, anzi a dire il vero ci sono due modi. Potrei fare quella che si definisce una carrellata degli eventi pubblici, che significa fare un’analisi dei pochissimi eventi che sono stati resi pubblici. In altre parole, potrei parlarvi di ciò che avete già letto sui giornali, perché c’è ancora l’abitudine di pubblicare sui giornali eventi sociali del tutto insignificanti. Ma sarebbe molto più divertente raccontarvi le cose che non compaiono sui giornali. (…)
Stando così le cose, potrei solo dirvi ciò che voi avete già letto e dimenticato; l’alternativa altrettanto ovvia sarebbe che vi descrivessi quel che è accaduto a me questa settimana, e che io stesso ho già dimenticato. Resta qualche vago ricordo, che riuscirei a proporvi in un modo che suonerebbe vivace, grazie a una ricostruzione tendenziosa. Ad esempio, sarebbe assolutamente verosimile dire che ho trascorso quasi tutta la scorsa domenica, dopo essere andato a messa, a fare piani e preparativi per un omicidio. In realtà, si trattava di duplice omicidio ed entrambe le vittime erano milionari; sono profondamente addolorato nel comunicarvi che quei piani non sono stati messi in pratica. Non era, infatti, un omicidio vero e proprio, ma un subdolo, confuso e ipotetico omicidio immaginato come trama di una storia poliziesca per una rivista. Nel complesso, penso che un diario delle mie giornate sarebbe molto noioso da leggere e da scrivere, e probabilmente è il motivo per cui non l’ho mai scritto.
Ora, però, vi chiedo di prestarmi attenzione per considerare un terzo aspetto della questione, che non ha niente a che vedere con quella rumorosa sciocchezza che chiamiamo «vita pubblica», o con quella pigra sciocchezza che solitamente intendiamo quando pensiamo alla vita privata. Questo terzo aspetto non riguarda né la vita pubblica né quella privata, ma la Vita. E mi pare che la Vita sia l’unica a cosa a cui gli uomini moderni non pensano mai in tutta la loro vita. Mi è stato chiesto di analizzare cos’è accaduto in questi sette giorni. Ad alcuni tra i più vecchi di voi è stato detto, molto tempo fa, che il mondo fu creato in sei giorni. E oggi alla maggior parte voi viene detto che la scienza moderna contraddice quella storia; un’affermazione che è senz’altro molto più simile a una bugia dell’affermazione che vuole contraddire. Dimostra anche che ciò che questa gente definisce «scienza moderna» è una cosa molto moderna. La scienza antica, la scienza di epoca vittoriana dei giorni di Charles Darwin, sosteneva quella bizzarra intuizione in base a cui tutto è credibile se avviene molto lentamente. Che è come dire che si può credere all’ippogrifo, a patto che a un cavallo sia cresciuta una piuma alla volta; o che si può credere all’unicorno, solo se il corno non salta fuori all’improvviso, ma comincia a svilupparsi come un piccolo brufolo. Ma, qualsiasi cosa sia, questa non è scienza moderna. La vera scienza moderna, la nuova scienza, per quel che può valere, tende sempre più ad avvicinarsi alla visione mistica di un disegno matematico, che potrebbe benissimo essere fuori dal tempo. In base alle ultime teorie scientifiche, il cosmo sarebbe potuto nascere in sei giorni, o in sei secondi, o più probabilmente in meno sei secondi o forse nella radice quadrata di meno sei secondi. Io però non voglio mettermi a insistere sulla verità letterale dei sei giorni, perché la mia fede non lo richiede e qui non sto parlando della fede di nessuno. Voglio parlare delle grandi idee che quel simbolo suggerisce, ovvero il fatto che il potere creativo è stato tale per sei giorni e il settimo è stato contemplativo. Perché il vero fine di tutta la creazione è il compimento, e il vero fine del compimento è la contemplazione. Dio mi guardi dal mettermi a parlare di teologia in un mondo attualmente tutt’altro che illuminato. Ma perché i moderni hanno mandato alle ortiche anche la maestà della mitologia? Consideriamo pure la storia della Genesi come un mito, ma trattiamola al modo in cui la gente acculturata tratta gli altri miti! Quando leggiamo che il titano Prometeo rubò il fuoco alle divinità celesti per donarlo all’umanità, non intendiamo che un gigante è stato un ladro che ha rubato una scatola di fiammiferi a Giove sul monte Olimpo. Quando leggiamo che la terra intera precipitò in un inverno di dolore perché la dea Terra perse sua figlia, non intendiamo che quei superstiziosi dei greci credevano che una vecchia strega potesse far appassire il grano.
Comprendiamo il senso dietro queste grandi allegorie naturali, e perché allora ci sfugge la grandezza dell’idea che c’è dietro l’immagine della settimana, che diventa una cosa meravigliosa e mistica, in cui l’uomo imita Dio nella sua opera e nel suo riposo? Voglio dirvi qualcosa che è la più difficile da esprimere a parole, qualcosa che è più privato della vita privata. È il fatto che siamo vivi, e che la vita è la cosa di gran lunga più stupefacente di qualsiasi gioia o sofferenza che può capitarci durante la vita. Cos’è davvero successo negli ultimi sette giorni e notti? Per sette volte ci siamo dissolti nel buio, come quando ci dissolveremo nella polvere; il nostro stesso essere, per quanto ne sappiamo, è stato spazzato via dal mondo delle cose viventi, e per sette volte ci siamo risvegliati vivi come Lazzaro, ritrovando tutte le nostre membra e i sensi inalterati allo spuntar del giorno. Il semplice fatto del sonno è quasi il perfetto esempio di ciò a cui mi riferisco. È qualcosa di gran lunga più sensazionale di tutti i fatti e le bugie che leggiamo sui giornali. È qualcosa di gran lunga più sensazionale di ogni scandaloso segreto che potrei svelare alle vostre orecchie curiose riguardo alla mia vita privata. Se cercate eventi davvero importanti, come quelli di cui si suppone che il giornalismo si occupi, ecco: sono quelli che vi ho appena detto. Se volete sapere le ultime novità, vi dico che l’ultima novità è che la scorsa notte sono morto e che questa mattina sono miracolosamente rinato, per vostra non piccola sfortuna; perché temo che, per quanto il mio ritorno dai morti sia senz’altro una notizia, non è affatto detto che sia una buona notizia. Ciò che intende ricordarci questo susseguirsi di settimane, date, domeniche e sabati e antiche ricorrenze rituali è proprio l’enorme importanza della vita quotidiana, per come ogni individuo la vive; per il fatto che riguarda la morte e il giorno e tutta la misteriosa truppa che è l’umanità. Raccontarvi che ho fatto questa o quella sciocchezza, come ad esempio dirvi che ho tenuto una conferenza pubblica, gratificherebbe la mia vanità. Raccontarvi che certi personaggi pubblici, che controllano il nostro destino, hanno fatto questa o quella sciocchezza, accrescerebbe la mia irritazione. Ma, in entrambi i casi, si tratta di cose che non hanno molto a che fare con la mia vita e niente di tutto ciò ha a che fare con quella grande inesausta ruota di buio e luce che chiamiamo «settimana». E naturalmente adesso voi ribatterete dicendo che tutte queste chiacchiere sono estremamente vaghe e trascendentali e astratte. Rispondo, con una certa veemenza, che ciò che ho detto è in questo momento il problema di gran lunga più concreto che esista al mondo. Se non siamo capaci di riportare gli uomini a godere della vita quotidiana, che i moderni definiscono una vita noiosa, la nostra intera civiltà andrà in rovina nell’arco di quindici anni. Tutte le volte che qualcuno propone delle soluzioni pratiche per risolvere il male economico che attualmente ci stringe, la risposta è sempre che la cosa non funzionerà, perché il popolo continuerà a pensare che la vita sia noiosa. E questo accade perché tutti sono assolutamente ignari di cosa sia la vita. Non conoscono altro che distrazioni dalla vita; sogni, che possono vedere al cinema e che sono brevi momenti di dimenticanza della vita.
Non mi metterò a parlare dei vantaggi che procurerebbe questa o quella soluzione sociale, ma è vero che ciò che ho detto resta la permanente difficoltà di tutte le soluzioni sociali. (…) Un altro modo di esporre la medesima verità è dire che gli uomini moderni hanno completamente perso la gioia di vivere. Devono accontentarsi di miseri sostituti alla gioia di vivere. E anche con questi, pare che riescano a gioire sempre meno. Finché non saremo in grado di far sì che l’uomo comune provi interesse per la vita quotidiana, rimarremo sotto il dispotismo volgare di quelli che non sono capaci di interessarli, ma se non altro li intrattengono. Se non saremo in grado di rendere interessanti per gli uomini l’alba, il pane e i segreti creativi del lavoro, piomberà su tutta la nostra civiltà un affaticamento che è l’unica malattia da cui le civiltà non guariscono. Così morì la grande civiltà pagana: tra cibo e circhi e dimenticanza dei lari domestici. Dunque, qualunque cosa scegliate di fare, non beffatevi del libro della Genesi.
Sarebbe molto meglio per voi, sarebbe molto meglio per tutti noi, se rimanessimo così legati al libro della Genesi da considerare la settimana come una serie di azioni simboliche, che ci ricordano i passi della creazione. Sarebbe molto meglio se ogni lunedì, anziché essere un lunedì nero, fosse un lunedì luminoso, per celebrare la creazione della luce. Sarebbe molto meglio se il martedì, parola che attualmente suona molto scialba, rappresentasse un tripudio di fontane, fiumi e ruscelli scroscianti, perché fu il giorno della divisione delle acque. Sarebbe bello se ogni mercoledì fosse l’occasione di appendere in casa rami verdi e fiori, perché queste cose spuntarono nel terzo giorno della creazione; o se il giovedì fosse consacrato al sole e alla luna e il venerdì consacrato ai pesci e ai polli, e così via. Allora cominceremmo a intuire l’importanza della settimana e quali grandi cose una civiltà dalla grande immaginazione potrebbe fare in una settimana. Se avessimo la capacità creativa di allestire una simile festa settimanale della creazione, non c’interesserebbe andare al cinema.
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