ELEZIONI EUROPEE 2024 – Conoscere per decidere
A Strasburgo si inciderà sui destini delle prossime generazioni molto più che nel Parlamento di un singolo Paese». Così scriveva Ferruccio de Bortoli in un editoriale sullo scorso 29 ottobre, invitando i partiti a candidare per il Parlamento europeo persone con curricula appropriati e in grado di garantire la loro presenza a Bruxelles e Strasburgo. Raccogliendo tale preoccupazione, nei mesi scorsi, come Fondazione San Benedetto, abbiamo dato vita a un ciclo di incontri formativi per conoscere a fondo l’Unione europea, le sue istituzioni e i suoi processi
decisionali. Lo stesso invito è stato poi ripetuto da Romano Prodi, da Mario Mauro e da diverse altre personalità del nostro paese. Un sentire comune di persone che, per via anche delle urgenze che stanno emergendo, dichiarano ad alta voce che l’Europa è l’unica strada che potrà garantire pace, democrazia e benessere alle future generazioni. Soprattutto i giovani devono essere aiutati a prendere coscienza di questo e ciò non può che avvenire attraverso la conoscenza.
Il problema di oggi è che ciò che dovrebbe essere ovvio non lo è più. Occorre uno sforzo maggiore per far capire che, al di là del colore politico, la qualità delle persone e la costanza di un lavoro in presenza nelle sedi istituzionali europee non sono indifferenti per i risultati che si possono ottenere. Queste preoccupazioni sono state più volte richiamate nelle lezioni del professor Roberto Baratta e della professoressa Lorenza Violini. Per quanto riguarda la qualità delle persone che ci rappresentano, abbiamo tutti sperimentato quanto abbia significato avere Mario Draghi presidente della Bce. Persino un paese forte come la Germania alla fine si è allineato alle sue posizioni. Nei nostri incontri di formazione il professor Tommaso Sonno ha mostrato attraverso un semplice grafico dove saremmo precipitati senza il suo «Whatever it takes». Così come è stato chiaro Mario Mauro nel dare le ragioni politiche di fondo per dire sì a un’Europa sempre più forte e integrata, pur non trascurando alcune questioni particolari oggi motivo di tensioni e di critiche, ma che restano secondarie. L’Europa ci è necessaria, basti pensare al problema demografico e alla tenuta dei nostri sistemi di welfare sempre meno sostenibili.
In poco tempo sono cambiati i riferimenti globali di noi europei; sempre il professor Sonno ci ha mostrato un triangolo sulle cui estremità comparivano alla voce energia la Federazione Russa, alla voce mercato la Cina e alla voce sicurezza gli Stati Uniti. Le prime due in tutto o in parte non ci sono più e presto potrebbero non esserci nemmeno più gli Stati Uniti per via di un loro possibile futuro disimpegno nel garantirci una protezione adeguata. Noi europei quindi dobbiamo fare delle scelte, che per la sicurezza coincidono con la creazione di un solido sistema di difesa comune, che non può nascere se la politica europea non è in grado di esprimere una leadership che lo governi e lo indirizzi. Siccome oggi questo è un vero punto debole siamo costretti a dipendere, almeno nel futuro prossimo, dalle scelte degli Stati Uniti. Per tali ragioni abbiamo pensato di abbinare questo incontro a quello sulle presidenziali americane che avrà luogo, sempre qui al Centro Paolo VI, giovedì prossimo alla stessa ora.
Per i nostri leader politici purtroppo le elezioni europee finiscono per essere utilizzate solo in chiave interna, per misurarsi. I risultati elettorali diventano così pretesti per regolamenti di conti. Noi che siamo elettori di un Paese fondatore dell’Unione europea, meriteremmo invece di conoscere le loro idee per favorire un processo di maggiore integrazione e le proposte per apportare miglioramenti al sistema comunitario.
È in gioco la stessa democrazia, un bene prezioso da non dare per scontato, tanto più per le nuove generazioni. Ci è molto cara una frase di Goethe, richiamata nei principi ispiratori della nostra fondazione, che afferma: «Quello che abbiamo ereditato dai nostri padri va riguadagnato per possederlo». Per riguadagnarlo l’unica strada è quella educativa e formativa. È la ragione per cui è nata la Fondazione San Benedetto.
Noi desideriamo un’Europa capace di muovere i cuori. Serve una passione ideale che sappia guardare oltre le convenienze immediate, tornando allo slancio dei suoi padri fondatori. Vent’anni fa, da noi invitato a Brescia a un incontro sulla Costituzione europea l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga concludeva il suo intervento con questo provocatorio paragone: «Forse un giorno vi sarà e così sarà sentita e vissuta una unica e grande Nazione Europea! Ma non pensiamo di poter realizzare oggi ciò che i ribelli del Nord America realizzarono con una vittoriosa rivoluzione, la Nazione Americana. Ho davanti agli occhi il quadro di Emanuel Leutze, che ritrae George Washington in piedi su una barca stracolma di volontari del nuovo esercito indipendentista americano con in mano la bandiera a stelle e strisce, nell’attraversare il fiume Delaware. Ma voi ve lo immaginate, domani, un quadro che rappresenti una barca stracolma di tecnocrati di Bruxelles, al passaggio del Reno, con in pugno la poco fantasiosa bandiera dell’Unione europea, al grido non di “In God we trust”, ma “Euro e Patto di stabilità”?»
Noi elettori possiamo fare la nostra parte esprimendo nel voto dell’8 e del 9 giugno, la nostra preferenza a candidati che abbiano le caratteristiche idonee all’impegno che saranno chiamati ad assumersi se verranno eletti. Chi vuole davvero bene all’Italia non può che pensarla in chiave europea.
Fondazione San Benedetto
Brescia, 16 maggio 2024
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