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Costruire nel deserto di oggi

  • Data 1 Settembre 2024
Dopo la pausa estiva riprende da oggi l’appuntamento domenicale con la nostra newsletter settimanale “Fissiamo il pensiero”. All’inizio di un nuovo tratto di cammino, che nel 2025 coinciderà con i vent’anni di vita della Fondazione San Benedetto, vogliamo soprattutto sottolineare il senso della nostra presenza. Lo facciamo proponendovi un articolo di Giuseppe Frangi apparso nei giorni scorsi sul quotidiano online ilsussidiario.net che descrive bene la traiettoria nella quale si colloca anche il nostro percorso come fondazione. Domenica 25 agosto si è chiuso il Meeting di Rimini ed è stato annunciato il titolo della prossima edizione nel 2025 che riprende un verso del poeta Thomas Stearns Eliot: «Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi».

Thomas Stearns Eliot (1888-1965) (Foto dal web)

Il deserto è il mondo nel quale viviamo oggi. «Basta guardarsi attorno – scrive Frangi – per rendersene conto: non è un mondo né sazio, né disperato, a dispetto di tanta sofferenza che lo attraversa e anche delle guerre che imperversano ferocemente a poche ore di aereo. È un deserto anomalo dove la vita continua indisturbata a “prosperare”», in cui gli uomini «fondamentalmente stanno bene», in cui attorno a sé può succedere qualunque cosa ma è come se si fosse anestetizzati. Il verso di Eliot invita in questo deserto a costruire con mattoni nuovi. Ed effettivamente la volontà di costruire non manca, si esprime in tante proposte. «Eppure se siamo onesti – continua l’articolo – dobbiamo ammettere di avvertire una fondamentale inadeguatezza rispetto all’invadenza così totalitaria di questo deserto». Il mattone sarà davvero nuovo e quindi «in grado di operare nel deserto solo se liberato da ogni nostro protagonismo e da ogni nostro calcolo». Questo è il nostro tentativo aperto a chiunque sia interessato a condividerlo.

Elezioni USA, verso lo scontro finale: incontro il 27 settembre 

In vista delle presidenziali americane del prossimo novembre la Fondazione San Benedetto promuove un nuovo incontro pubblico, dopo il grande interesse che ha avuto quello organizzato a maggio, per conoscere da vicino cosa sta accadendo negli USA. L’appuntamento sarà venerdì 27 settembre alle 18, a Brescia al Centro Paolo VI, in via Gezio Calini 30. Lo scenario completamente cambiato, per molti aspetti in modo imprevedibile rispetto a tre mesi fa (dall’attentato a Trump al ritiro di Biden con la candidatura di Kamala Harris), rende estremamente interessante e attuale questo incontro. Interverranno Marco Bardazzi, giornalista che sta seguendo le elezioni USA per il quotidiano Il Foglio, e Lorenzo Pregliasco, analista politico, co-fondatore e direttore di YouTrend. Due relatori molto preparati che conoscono bene gli Stati Uniti e che chi era presente al precedente incontro di maggio ha potuto apprezzare. PER PARTECIPARE È NECESSARIO REGISTRARSI A QUESTO LINK.

Di quali «nuovi mattoni» ha bisogno il deserto?

di Giuseppe Frangi – da ilsussidiario.net – 27 agosto 2024 

“Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”. Quali sono i luoghi deserti additati dal versetto di Thomas Stearns Eliot che fa dà titolo del prossimo Meeting? È lo stesso poeta a suggerirlo in un altro versetto della stessa opera, i Cori da “La Rocca”, scritti nel 1934. Sono i luoghi dove “gli uomini hanno abbandonato Dio non per altri dei, dicono, ma per nessun Dio; e questo non era mai accaduto prima”. È un giudizio che trova un riscontro con quello emesso da Charles Péguy, un paio di decenni prima: “Abbiamo il dolore di vedere mondi interi, umanità intere, vivere e prosperare dopo Gesù senza Gesù”. È il realismo dei poeti capace di scavare ben più in profondità di qualsiasi analista o intellettuale.
S’è fatto dunque un deserto attorno a noi, ma non è propriamente quello che con un po’ di schematismo siamo portati a intendere. Perché è un deserto in cui, come dice Péguy, gli uomini non solo continuano a vivere ma addirittura “prosperano”. In cui gli uomini fondamentalmente stanno bene. Basta guardarsi attorno, nel clima di questa fine estate, per rendersene conto: non è un mondo né sazio, né disperato, a dispetto di tanta sofferenza che lo attraversa e anche delle guerre che imperversano ferocemente a poche ore di aereo. È un deserto anomalo dove la vita continua indisturbata a “prosperare”.
Il versetto di Eliot usato per il titolo prosegue poi con l’invito a costruire su questo deserto usando “mattoni nuovi”. Ma quali sono questi possibili “mattoni nuovi”? In quanto persone contraddistinte da una predisposizione positiva verso la vita e verso gli altri siamo certamente in grado di mettere in fila tante buone proposte, certamente valide. Siamo capaci di azionare, in ogni ambito, un’ingegneria animata da volontà costruttiva: tante esperienze e tante storie lo testimoniano. Siamo anche dotati di una struttura culturale capace di dare risposte plausibili a tante questioni di fondo. Eppure, se siamo onesti, dobbiamo ammettere di avvertire una fondamentale inadeguatezza rispetto all’invadenza così totalitaria di questo deserto.
Don Giussani, commentando questa pagina di Eliot, un poeta che amava come pochi altri, ci mette sull’avviso. Scrive che questa “è la pagina più chiara sull’antitrionfalismo. Tante volte, noi siamo accusati di trionfalismo per la nostra volontà di affermazione del fatto cristiano nel tempo e nello spazio, nella storia. Invece, è profondamente antitrionfalista la nostra volontà di costruire”. Antitrionfalista significa che il mattone, simbolo della nostra volontà di costruire, è davvero “nuovo” e quindi in grado di operare nel deserto solo se liberato da ogni nostro protagonismo e da ogni nostro calcolo. E quindi anche dalla presunzione di credere che quel “nuovo” possa essere esito di un nostro sforzo, per quanto buono. Liberati da questa presunzione sapremo guardare con simpatia anche il deserto che abbiamo attorno, andando a mani vuote, con il solo desiderio di un nuovo inizio e lo stupore per una grazia incontrata.

Tag:T.S. Eliot

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piergiorgio

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