Ecco il Mese Letterario (con una lettera di Francesco sulla poesia)
«Leggo per legittima difesa», questa frase di Woody Allen fa da titolo alla quindicesima edizione del Mese Letterario e dice anche molto sul valore della lettura come atto di libertà in un mondo in cui, dai libri ai giornali, si legge sempre meno. Quest’anno il Mese Letterario propone tre serate in programma a maggio a Brescia, nell’auditorium Capretti degli Artigianelli.
Il primo incontro, l’8 maggio, con Valerio Capasa sarà dedicato a Luigi Pirandello nel centenario della pubblicazione di «Uno, nessuno e centomila». Il secondo appuntamento, il 15 maggio, con Edoardo Rialti avrà come protagonisti i tragici greci Eschilo, Sofocle ed Euripide. L’ultimo incontro, il 22 maggio, con Stas’ Gawronski sarà sullo scrittore americano, scomparso nel 2023, Cormac McCarthy, autore di opere memorabili come «La strada», «Non è un paese per vecchi», «Il passeggero». Per partecipare è già possibile iscriversi sul sito dell’Associazione Mese Letterario – utilizzare questo link – che organizza la rassegna in collaborazione con la Fondazione San Benedetto.
Invitando a iscrivervi da subito, vogliamo insieme segnalarvi una bella lettera di Papa Francesco sulla poesia nella quale scrive: «Dobbiamo recuperare il gusto per la letteratura nella nostra vita, ma anche nella formazione altrimenti siamo come un frutto secco. La poesia ci aiuta tutti a essere umani, e oggi ne abbiamo tanto bisogno». La lettera è pubblicata nel libro appena uscito «Viva la poesia!» dal quale riprendiamo anche uno stralcio dell’introduzione di Antonio Spadaro. «Leggere – scrive – è un modo di aprire la testa e il cuore per capire meglio la realtà. È “una palestra dove allenare lo sguardo”, che esercita a “vedere attraverso gli occhi degli altri”. Leggere un testo letterario è come ascoltare la voce di qualcuno. Quindi ascoltare la voce, essere aperti, essere in ascolto sono dimensioni fondamentali dell’esistenza che ci aprono all’esperienza degli altri. Leggere le storie allarga la nostra capacità di fare esperienze che altrimenti non faremmo mai».
Online il video dell’incontro con Camisasca e Sofri
Vi segnaliamo che a questo link sul nostro sito è disponibile il video dell’incontro dello scorso 13 marzo «Dal ’68 a oggi, il desiderio del cambiamento» con gli interventi di monsignor Massimo Camisasca e di Adriano Sofri.
«La Lode, la Grazia», il 6 aprile a Brescia il coro di Russia Cristiana
In preparazione alla Pasqua, domenica 6 aprile alle 17.15, nella chiesa di Santo Stefano alla Bornata, in via Bonatelli 16 a Brescia, è in programma un incontro con il coro di Russia Cristiana che proporrà canti e immagini della tradizione liturgica bizantino-slava. Un percorso di santità e bellezza per collaborare alla «profezia per la pace» di Papa Francesco. L’iniziativa è proposta dalla Fondazione San Benedetto insieme alle parrocchie del Buon Pastore, di San Francesco da Paola e di Santo Stefano. La partecipazione è libera.
«Mi piacerebbe tanto che la poesia salisse in cattedra»
Da pochi giorni è stato pubblicato il libro Viva la poesia! (Edizioni Ares) che raccoglie testi e discorsi di Papa Francesco su poesia e letteratura. Il libro contiene un ringraziamento autografo del Pontefice al curatore Antonio Spadaro, che pubblichiamo di seguito insieme a uno stralcio del testo introduttivo del curatore.
Vaticano, Santa Marta, 20 gennaio 2025
Caro fratello,
viva la poesia! Sono contento che tu abbia raccolto i testi che in questi anni ho scritto sull’importanza della poesia. Mi piacerebbe tanto che la poesia salisse in cattedra nelle nostre Università!
Dobbiamo recuperare il gusto per la letteratura nella nostra vita, ma anche nella formazione altrimenti siamo come un frutto secco. La poesia ci aiuta tutti a essere umani, e oggi ne abbiamo tanto bisogno.
Papa Francesco
Servizio all’umanità
di Antonio Spadaro
Nel 2024 Francesco indirizza due Lettere nelle quali esprime la sua visione della poesia e della letteratura, in una sintesi robusta del suo percorso personale. La prima è uscita all’inizio di agosto 2024 ed è sull’importanza della letteratura nella formazione. La seconda è una missiva indirizzata ai poeti dalle pagine di una antologia della poesia religiosa di tutti i tempi e di tutte le religioni.
La prima era pensata per la formazione dei sacerdoti, ma poi ha deciso di rivolgerla a tutti. In queste sue pagine sembra abbia dato una forma alla sua esperienza personale di lettore e di insegnante di letteratura. Il suo senso fondamentale è semplice: la nostra umanità — e a maggior ragione l’abilità al ministero pastorale — non si forma senza un contatto diretto con le storie raccontate. Abbiamo sviluppato una formazione troppo concettuale perché possa reggere al confronto con l’esperienza: abbiamo perso le parole e ripetiamo le formule. Il nostro linguaggio si è appiattito, e così la nostra immaginazione. La pubblicazione di questa Lettera è stata una decisione forte che riconosce nella pagina letteraria l’apertura di uno spazio interiore di libertà che permette di non chiuderci dentro «poche idee ossessive che ci intrappolano in maniera inesorabile». Uno spazio che si apre perfino «quando neanche nella preghiera riusciamo a trovare ancora la quiete dell’anima», scrive: queste parole sono insieme assolutamente vere e assolutamente sorprendenti.
In particolare, la letteratura ha «a che fare, in un modo o nell’altro, con ciò che ciascuno di noi desidera dalla vita». La chiave del desiderio è fondamentale nella vita spirituale e lo è anche nell’esperienza letteraria. Tutti desideriamo. Desiderare ci accomuna. Quante volte, leggendo prosa o poesia, ci siamo ritrovati in una zona franca dove il nostro desiderio è emerso più liberamente, attratto da una storia o da un personaggio o da un verso che ci ha colpiti particolarmente? Quante volte sentiamo che le parole di uno scrittore dicono ciò che pensiamo e proviamo più di quanto noi stessi siamo in grado di fare? Ci sentiamo “letti” dalla pagina che leggiamo. La lettura di romanzi e poesie, quindi, non è un semplice passatempo, ma un mezzo per esplorare le profondità dell’animo umano e per comprendere meglio sé stessi e gli altri. Un buon libro, infatti, «apre la mente, sollecita il cuore, allena alla vita». Questo processo di apertura e comprensione è essenziale per ogni essere umano. Possiamo identificare almeno tre nuclei fondamentali della sua argomentazione.
La prima è il concetto di fare esperienza. Per Francesco leggere un testo letterario significa fare esperienza della realtà, della vita, e quindi è innanzitutto provare emozioni, vedere cose. Questo rapporto con la realtà, che è fondamentale per la fede, rappresenta un punto davvero rilevante. Leggere è un modo di aprire la testa e il cuore per capire meglio la realtà. È «una palestra dove allenare lo sguardo», che esercita a «vedere attraverso gli occhi degli altri». Leggere un testo letterario è come ascoltare la voce di qualcuno. Quindi ascoltare la voce, essere aperti, essere in ascolto sono dimensioni fondamentali dell’esistenza che ci aprono all’esperienza degli altri. Leggere le storie allarga la nostra capacità di fare esperienze che altrimenti non faremmo mai. Il campo della nostra esperienza si amplia perché “viviamo” cose che altrimenti mai potremmo vivere (anche le più belle) o vorremmo vivere (anche quelle peggiori). Ci rende sensibili all’esperienza degli altri attraverso quella dei personaggi: «Usciamo da noi stessi per entrare nelle loro profondità, possiamo capire un po’ di più le loro fatiche e desideri, vediamo la realtà con i loro occhi e alla fine diventiamo compagni di cammino», scrive il Papa.
E chiudendo il libro, arrivati alla fine, le storie restano in noi e continuano a vivere con noi. E così i personaggi. E con la poesia impariamo a sviluppare l’esperienza, imparando a nominarla. Anche i Vangeli sono storie. La carne di Cristo è fatta di passioni, emozioni, sentimenti, racconti concreti. Il riferimento alla concretezza della narrativa, del raccontare storie, ci abilita a essere sensibili all’incontro «con un Gesù Cristo fatto carne, fatto umano, fatto storia».
Dunque, per Francesco è creativo anche chi legge, non solamente chi scrive. Nella sua Lettera arriva ad affermare persino che il lettore è coautore, cioè «riscrive l’opera, la amplifica con la sua immaginazione, crea un mondo, usa le sue capacità, la sua memoria, i suoi sogni, la sua stessa storia piena di drammi e simbolismi, e in questo modo ciò che emerge è un’opera ben diversa da quella che l’autore voleva scrivere».
La lettura non è una semplice apprensione, cioè l’apprendimento di qualcosa di esteriore che va inserito all’interno, come se si inserisse il contenuto dentro una scatola, e noi saremmo la scatola. Non è così. Leggere significa riscrivere ciò che un autore ha scritto, diventare autori. Ognuno legge un romanzo, un racconto, una poesia in maniera differente da come possa farlo un altro. Ognuno riscrive le cose alla luce della propria personale esperienza; quindi, si è coinvolti nell’atto della lettura. La lettura è come la partitura musicale in fondo, cioè se non è eseguita non esiste e ogni esecuzione è diversa da un’altra.
Anche perché la lettura attraversa il desiderio. La letteratura ha a che fare con ciò che si desidera dalla vita. Questo ragionamento è molto sottile perché dice che in fondo la lettura è un atto di discernimento che mi aiuta a capire meglio me stesso, e a capire ciò che voglio, ciò che desidero, a comprendere meglio anche i significati stessi della vita. La lettura è presentata come un “esercizio spirituale” che coinvolge mente e cuore, permettendo al lettore di intraprendere un viaggio interiore. Questo percorso favorisce il discernimento e la comprensione profonda della propria vita e del mondo circostante. C’è un riferimento diretto a Proust: se noi non leggiamo è come se scattassimo fotografie senza averle sviluppate. La letteratura ci aiuta a sviluppare queste esperienze della vita che altrimenti non verrebbero sviluppate.
La sua Lettera ai poeti è la seconda e definitiva stesura di una sua riflessione rivolta a un gruppo di quaranta poeti da vari Paesi del mondo che nel maggio 2023 si erano radunati presso la sede de «La Civiltà Cattolica». Il Papa ha ripreso quei contenuti espressi in forma di discorso, e nei quali ha sentito di riconoscersi, e li ha tradotti in forma di Lettera che supera l’occasione. Facendo appello alla sua esperienza personale, propone tre punti di riflessione.
Il poeta è occhio. Il suo sguardo vede la realtà e insieme «sogna, vede più in profondità, profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose che sono sotto i nostri occhi». E, in questo senso, è una sfida all’immaginario perché non è una semplice conferma al nostro modo refertuale e calcolante di giudicare il reale. In questo senso anche il Vangelo — per la sua carica di realismo e sogno – è una «sfida artistica», e per questo profetica: aiuta la chiesa a «protestare, chiamare e gridare», afferma con una citazione di Miłosz.
Il poeta è voce che dice, canta e grida le inquietudini umane. L’arte è il terreno fertile nel quale si esprimono le “opposizioni polari” della realtà: le drammatiche tensioni sociali, i conflitti dell’anima, le contraddittorietà dell’esistenza. «Ci sono cose nella vita che, a volte, non riusciamo neanche a comprendere o per le quali non troviamo le parole adeguate», scrive Bergoglio, e il poeta offre loro la sua voce non addomestica e conforme.
Il poeta è porta dell’immaginazione, l’aiuta a superare gli angusti confini dell’io, e ad aprirsi alla realtà complessa e sfaccettata con la «genialità di un linguaggio nuovo, di storie e immagini potenti». La poesia ci aiuta a «immaginare in modo nuovo la nostra vita, la nostra storia e il nostro futuro». E questo vale anche per la nostra esperienza di Dio. L’esperienza che facciamo di lui è «sempre “debordante”: tu non puoi prenderla, la senti e va oltre; è sempre debordante, l’esperienza di Dio, come una vasca dove cade l’acqua di continuo e, dopo un po’, si riempie e l’acqua straripa, deborda».
Abbiamo dunque bisogno di guarire la nostra immaginazione da tutto ciò che addomestica il volto di Cristo, «mettendolo dentro una cornice e appendendolo al muro». «Grazie per il vostro servizio», dice Francesco ai poeti, facendo comprendere come quello della poesia sia un vero e proprio “servizio” alla nostra umanità.