Politica: dopo 30 anni basta errori di prospettiva
Dopo la crisi di tangentopoli, i commentatori della politica e della morale pubblica italiana avevano pontificato su tre criteri per superare la crisi. Il primo prevedeva il passaggio a una leadership personalistica nei partiti basata sullo scontro periodico fra le parti. Il modello era impropriamente il presidenzialismo americano, pur contemperato da checks and balances, o quello francese, oppure un bipolarismo senza spazi, come avviene per le minoranze inglesi nel collegio uninominale.
Il secondo criterio era il rapporto diretto di questi leader con i singoli cittadini, nella percezione che corpi intermedi e partiti fossero un ostacolo all’espressione della volontà popolare, o peggio, corporazioni nemiche sia della persona che dello Stato. In questo contesto, lo stesso Parlamento e il suo potere legislativo veniva percepito, sia dai leader che dai pensatori, una perdita di tempo nell’approvazione di iniziative politiche che un dibattito avrebbe solo ritardato.
Il terzo criterio è stata la demonizzazione del concetto di interesse in politica, come se ogni istanza proveniente dai territori coincidesse con una sorta di lobbismo a favore dei privilegi di alcuni. (…)
Giorgio Vittadini
ilsussidiario.net – 22 gennaio 2021
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