Tra Mese Letterario e Premio Strega, cercando la letteratura
L’ultima serata sarà giovedì 18 aprile su T.S.Eliot con Edoardo Rialti. In questa newsletter vogliamo tornare sul tema della letteratura con un articolo, tratto dal quotidiano online ilsussidiario.net, del poeta e traduttore Gianfranco Lauretano, che prende spunto dalla recente pubblicazione dei finalisti del Premio Strega. Una «magnifica grancassa pubblicitaria» che sembra ormai rispondere quasi esclusivamente alle mode e alle logiche del marketing editoriale. «Il tutto – scrive Lauretano – serve all’unico vero scopo: far vendere copie ad un genere artistico, la letteratura, sempre più agonizzante, periferico rispetto al dibattito culturale della società e preda di giochetti editoriali e concorsi che non servono ad altro». Un articolo provocatorio per andare alla ricerca di cosa sia davvero la letteratura come gli incontri del Mese Letterario ogni volta aiutano a scoprire in modo sorprendente.
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La letteratura non passa dal Premio Strega
Per la sezione Poesia il meccanismo è ancora più misterioso. Tra le 12 raccolte poetiche superstiti delle 14p4 iniziali si notano strane coincidenze. Alcuni giurati, infatti, sono consulenti editoriali, direttori di collane di poesia o addirittura editori e, guarda caso, gli stessi libri da loro consigliati o editati risultano tra i dodici big. Si potrebbe parlare di conflitto di interesse? Chissà…
Il criterio delle vendite, che interessa poco la poesia e molto la narrativa, non sembra essere importante nella compilazione delle rose dei finalisti. Tra i romanzi prescelti, alcuni vendono qualche migliaio di copie, altre non vanno oltre qualche centinaio. La direzione del Premio si è affrettata a ricordare che la nomina di un romanzo tra i finalisti, tantopiù nella cinquina finale, moltiplica le vendite a dismisura, fino anche al 500 per cento. E qui sta il vero motivo della corsa alla selezione e all’inclusione di autori ed editori, e di chissà quali manovre sotterranee, che ci limitiamo a congetturare, per accaparrarsi un posto al sole dello Strega.
Si tratta in realtà di qualcosa di misterioso. Perché all’evocare il Premio Strega in migliaia corrono in libreria, soprattutto se la dicitura compare sulla fascetta dei libri? Da dove viene questa grande potenza mediatica, questa autorevolezza indiscussa, se poi i meccanismi di selezione sono quelli che sono? C’è stata indubbiamente un’epoca in cui lo Strega era tutt’altro, ma si parla degli anni Quaranta e Cinquanta, quando a vincerlo c’era gente come Cesare Pavese. Già pochi anni dopo Pier Paolo Pasolini tuonava sui giornali contro il Premio, appannaggio a suo dire di una consorteria borghese per cui non valeva la pena sprecarci i libri. Ma Pasolini è passato e il Premio è ancora lì, magnifica grancassa pubblicitaria. Anche se chi ci casca non saprebbe dire neppure perché.
Si dovrebbe parlare di letteratura. L’anno scorso è stato pubblicato un libro di Gianluigi Simonetti, professore di letteratura italiana all’Università Svizzera di Losanna, dal titolo provocatorio: Caccia allo Strega, anatomia di un premio letterario (edizioni Nottetempo). L’autore si è preso la briga di leggere tutti i romanzi delle cinquine finaliste degli ultimi anni, di commentarli uno ad uno, chiedendosi quanti sono durati oltre il tempo effimero della competizione letteraria. Risultato: zero.
Quindi la letteratura non passa di qui. Dal Premio Strega passano libri che inseguono qualche tema di moda, tant’è vero che lo stesso Simonetti dimostra come i romanzi parlino sempre più di relazioni in crisi, famiglie sfasciate, identità di genere. Talvolta una spruzzatina di storia: quest’anno della dozzina fa già polemica un romanzo revisionista con una storia legata all’attentato comunista di Acca Larentia del 1978 contro alcuni militanti dell’MSI. È chiaro: bisognava che qualcuno desse una botticina al governo di destra. Il tutto serve all’unico vero scopo: far vendere copie ad un genere artistico, la letteratura, sempre più agonizzante, periferico rispetto al dibattito culturale della società e preda di giochetti editoriali e concorsi che non servono ad altro.