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Un Orfeo sceso nell’Ade per trovare se stesso

  • Data 3 Ottobre 2020

Immaginate un ragazzo di 15 anni e mezzo, che una sera di primavera alza gli occhi verso il cielo e scrive: «Infinito stellato, tu, la notte alla mente / che ti sta ansiosa dici che sei il mistero; / il giorno efimero ti nasconde allo sguardo, / il giorno che è nulla nell’immenso tuo, / il giorno che è tutta la vita dell’uomo. / Infinito oscuro, stellato, / solo al tuo silenzio comprende l’uomo / che tra un’eternità tu gli sarai ancora un mistero, / sempre un mistero».

Era quasi un secolo fa, il mondo era molto diverso dal nostro, eppure quell’ansia del mistero si affacciava notturna e silenziosa, inconfessabile tra le chiacchiere e la frenesia del giorno. Doveva apparire insolita anche ai suoi amici liceali, che durante il primo fascismo vivevano già di fervori culturali e politici, oltre che mondani. Troppo poco per Cesare Pavese, diciotto anni e un mistero che lo inquieta sia fuori sia dentro: «Le ho sofferte ancor troppo poco le donne. (Sempre da lontano, però, sempre da lontano!) Pensa che starei al supplizio della corda pur di conoscerne una da vicino. Non mica il corpo. Ci son le statue greche e le puttane per quello. Ma l’anima, l’anima, un po’ d’anima che mi dica che non è vero che io sia un nulla nel mondo, ma che valgo un affetto, un po’ d’interessamento almeno. Macché! Mi si risponde che non so ballare e che non ho maniere. Cerco questo io forse, perdio? Basta, piantiamola lì» (a Giorgio Curti, 6 ottobre 1926).

PER LEGGERE L’ARTICOLO INTEGRALE

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-10/un-orfeo-sceso-nell-ade-per-trovare-se-stesso.html

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piergiorgio

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«La parola letteraria è come una spina nel cuore che muove alla contemplazione e ti mette in cammino». Questa settimana apriamo la nostra newsletter domenicale con queste parole di papa Francesco tratte dalla sua lettera ai poeti, pubblicata l’anno scorso, di cui vi proponiamo la lettura. Fra i tanti testi possibili abbiamo scelto questa lettera per esprimere la nostra gratitudine per ciò che questo Papa è stato. Le sue sono parole che vanno dirette al cuore. La poesia e la letteratura diventano un aiuto formidabile «a capire me stesso, il mondo, ma anche ad approfondire il cuore umano». Fanno emergere un’esperienza «debordante», che spinge ad andare «oltre i bordi chiusi», a non addomesticare le inquietudini. «Raccogliete gli inquieti desideri che abitano il cuore dell’uomo – scrive ai poeti -, perché non si raffreddino e non si spengano». Allo stesso modo c’è l’invito a non «addomesticare il volto di Cristo, mettendolo dentro una cornice e appendendolo al muro». Significa «distruggere la sua immagine».

foto rawpixel.com

Quanto scrive Francesco lo sentiamo particolarmente vicino perché esprime molto efficacemente lo spirito che ci ha sempre mosso nella proposta di un’iniziativa come il Mese Letterario. Come abbiamo sottolineato non si tratta di un’attività culturale o di divulgazione, né tantomeno è una forma di intrattenimento. Nel suo piccolo per tante persone è stata invece un’occasione per riscoprire la ricchezza umana che la letteratura può offrire oltre al valore della lettura come atto di libertà. In alcuni grandi scrittori e poeti abbiamo trovato quel fuoco che è alimentato dalle domande fondamentali sull’esistenza e da un desiderio di verità, di giustizia, di bellezza che non accetta di adeguarsi a qualche sistemazione accomodante. Tra parantesi ricordiamo che giovedì 8 maggio prenderà il via la quindicesima edizione del Mese Letterario. Per chi non si fosse ancora iscritto è possibile farlo a questo link dove trovate anche il programma degli incontri. 
Tornando a papa Francesco, in questi giorni sono stati pubblicati parecchi articoli, alcuni davvero interessanti, sulla sua figura e sul suo pontificato. Qui vogliamo semplicemente segnalarvi un breve ricordo scritto dal cardinale Angelo Scola sul Corriere. «In questi giorni — più che interessarmi di analisi e bilanci del papato di Francesco, in ogni caso troppo prematuri — la domanda che si è aperta in me – osserva Scola – è stata: quale richiamo il Padre Eterno ha suggerito alla mia vita e per la mia conversione attraverso papa Francesco?». Ecco questa domanda descrive, prima di ogni analisi o considerazione, la posizione più vera per vivere questi giorni.      

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