Solo grazie per il nostro grande amico Paolo Fumagalli
Questa settimana dedichiamo la newsletter a due notizie che riguardano direttamente la nostra fondazione.
Una settimana fa ha concluso il suo cammino terreno il nostro grande amico Paolo Fumagalli dopo una gravissima malattia, affrontata con forza e serenità stupefacenti, che in pochi mesi l’ha portato alla morte all’età di neppure 65 anni. È stato tra i fondatori della San Benedetto, oltre che suo consigliere, condividendone il percorso e non facendo mai mancare il suo supporto. Personalmente aveva seguito il progetto di ricostruzione di una palazzina distrutta dai bombardamenti ad Aleppo in Siria e le iniziative di sostegno e di aiuto alla Custodia di Terra Santa. Aveva anche seguito progetti di cooperazione e aiuto in Libano, fra questi la recente apertura del Cafè Agonista a Beirut, che dà lavoro a ragazzi con disabilità. Martedì a Fagnano Olona, in una chiesa gremita di gente, con tantissime persone anche fuori, si sono svolti i funerali per i quali lui stesso aveva voluto scegliere le letture e i canti (a questo link trovate un breve resoconto). Grati della sua amicizia e commossi dalla sua testimonianza, vogliamo riproporvi i ricordi di Paolo di Graziano Tarantini e di monsignor Francesco Braschi pubblicati dal quotidiano online ilsussidiario.net.
La seconda notizia è l’incontro pubblico «Dal ’68 a oggi, il desiderio del cambiamento» che promuoveremo a Brescia giovedì 13 marzo alle 18.15 e che vedrà l’intervento di due ospiti d’eccezione: monsignor Massimo Camisasca, allievo di don Giussani e vescovo emerito di Reggio Emilia, e Adriano Sofri, scrittore, editorialista ed ex leader di Lotta Continua.
L’occasione di questo incontro del tutto inedito è data dalla recente pubblicazione del libro «Una rivoluzione di sé» (Rizzoli editore) che raccoglie alcuni interventi di don Giussani, fra il 1968 e il 1970, in un periodo molto turbolento che vedrà anche la nascita del movimento di Comunione e Liberazione.
Poterne parlare con due protagonisti di quella stagione, con storie molto diverse, è un’opportunità straordinaria anche per guardare in modo nuovo al momento presente che stiamo attraversando oggi segnato da grande incertezza. L’incontro, che si svolgerà nell’aula magna del Centro Paolo VI, in via Gezio Calini 30, è aperto a tutti sino ad esaurimento posti e previa registrazione cliccando questo link.
«La nostra amicizia, un anticipo di Paradiso»: ricordo di un amico
di Graziano Tarantini – da ilsussidiario.net – 20 gennaio 2024
Caro Paolo, questa mattina mi sono svegliato e ho trovato un messaggio di tua moglie Claudia che mi diceva che sei tornato alla casa del Padre. Sei volato in Cielo. Stanotte mi è suonato l’allarme di casa: nessun ladro, fuori non c’era nessuno. Così ne ho approfittato per recitare delle preghiere per te. Poi, pensando a cosa scriverti questa sera, per il nostro consueto messaggio letterario serale, mi sono detto: “Andiamo ancora con il mare di Baudelaire”. Del resto, uno dei tuoi desideri era di comprare casa a Pesaro, dove insieme (sempre insieme) avremmo trascorso un pezzo della vita che ci restava. Parlavamo spesso di come fosse meglio spendere gli ultimi anni che ci restavano da vivere.
Stanotte, esattamente alle 4:39, quando è suonato l’allarme, ho pensato anche che potessi essere tu a darmi la sveglia per un ultimo saluto. Ti anticipo così quello che ti avrei mandato questa sera, perché per te non sarà più notte: sei ora con il Signore, e, come dice il libro dell’Apocalisse, che recitiamo come lettura della Compieta della domenica: “Gli eletti vedranno la faccia del Signore e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli”.
Caro Paolo, quanti ricordi mi inondano la mente, quante avventure vissute e desiderate, sempre insieme. Adesso mi hai lasciato solo. Ogni persona che incontravo, subito dopo il saluto di rito, mi chiedeva sempre: “E Fuma (o: e Paolo), dov’è?”. Da soli mancava sempre un pezzo, eravamo incompleti. Insieme, pur essendo molto diversi, formavamo invece, miracolosamente, una sinfonia. Dal 2 maggio 1990, e tu amavi ricordare “solo perché il primo era festa”, non ci siamo più lasciati. Fu un incontro casuale il nostro, artefice il nostro comune amico Giorgio, ma che devo annoverare fra i frutti della Provvidenza.
La Provvidenza ha fatto capolino anche in questi quasi tre mesi di malattia: hai insegnato a tutti che ci può essere un modo diverso di soffrire e di morire. Tanta dignità la tua, tanta umiltà nel mostrarti ferito, tanta fede, con la speranza sempre viva nel tuo sguardo ancor prima che nelle tue parole. Caro Paolo, amico di una vita, ci siamo salutati sabato con queste ultime parole: “Paolo, ti voglio bene”, e tu: “Anch’io, Gra”. Ci siamo voluti bene, la cosa più bella che uno possa desiderare. E quando accade, è un anticipo di vero Paradiso. Grazie di tutto, Paolo, dal tuo amico non amante del cibo, con tanti giubbotti e zaini, e romanista.
Dalla finanza alla Terra Santa, il dono di vivere con fede la vita intera
di Francesco Braschi – da ilsussidiario.net – 21 gennaio 2024
Nella notte tra sabato e domenica ha compiuto il cammino terreno Paolo Fumagalli (1960-2025): stimato professionista in ambito finanziario e societario; membro a vario titolo di importanti consigli di amministrazione; docente all’Università Cattolica; ispiratore e collaboratore di realtà di eccellenza nell’ambito dell’inserimento delle persone disabili nel mondo del lavoro; instancabile sostenitore e animatore delle attività della Custodia di Terra Santa a favore dei cristiani e delle popolazioni martoriate di Siria, Libano, Israele e Palestina; fedelissimo volontario del Meeting di Rimini, dove lo si poteva incontrare intento a servire al bar, così come in qualità di relatore a incontri e tavole rotonde di altissimo livello.
Questa sommaria presentazione di Paolo mostra, non appena scritta, tutta la sua inadeguatezza. Ma resterebbe tale anche se, entrando nel dettaglio, ne moltiplicassimo dieci volte la misura: forse, tuttavia, può almeno servire a descrivere la ricchezza della vita del nostro amico e compagno di cammino. La sua competenza in ambito professionale lo rendeva in ogni situazione capace di individuare il punto focale della questione e di illustrarlo con profondità e chiarezza, prospettando un cammino se non risolutivo, sicuramente di crescita e di arricchimento, nel quale eri certo di poter contare su di lui come sostegno e riferimento.
Tutto questo veniva reso possibile dalle due doti umane più preziose e riccamente da lui possedute: una inesauribile curiosità, che nasceva dalla disponibilità a lasciarsi colpire e stupire dalla realtà e dalla possibilità che ogni novità diventasse un’occasione di crescita; e la passione per i rapporti umani, vero luogo di manifestazione di quel Mistero inesauribile che desidera affascinare e attirare a Sé ogni persona, per mostrarle tutta la sua ricchezza.
Un altro tratto della personalità di Paolo che non mancava di colpire chi lo incontrava era certamente quello dell’unità della vita, sempre portatrice dell’incontro con Cristo e con la Chiesa, propiziato dall’appartenenza al Movimento di Comunione e Liberazione. Da qui scaturiva la disponibilità a discernere sempre in un’ottica che potremmo definire “vocazionale” le richieste e le possibilità di coinvolgimento e di servizio: così non temeva di lasciare posizioni e situazioni ormai consolidate e, per certi versi, più capaci di restituire i frutti delle energie profuse, per ricominciare altrove, qualora riconoscesse in questo mutamento una nuova chiamata del Signore. Così avvenne, ad esempio, per il servizio alle Comunità cristiane del Medio Oriente attraverso il sostegno alle attività a favore della Custodia di Terra Santa: in questo ambito, oltre alla propria competenza organizzativa, Paolo mostrò anche tutta la portata missionaria della propria fede, quando invitò persone incontrate nell’ambito più specificamente professionale a conoscere le realtà della Siria, del Libano e della Palestina e coinvolgersi nei programmi di aiuto.
Perfino la grave malattia manifestatasi alla fine dell’estate, e che ha segnato questi ultimi mesi, è stata per lui occasione di continuare a vivere con fiduciosa curiosità la circostanza che gli era data: agli amici – che, diceva, erano altrettanto importanti quanto le cure mediche – chiedeva il sostegno della preghiera e della vicinanza, perché voleva guardare fino in fondo quello che Cristo gli stava offrendo – ne era certo – financo attraverso l’infermità. Sempre pronto a lottare, ha ora definitivamente vinto la sua battaglia: poche ore prima di morire, infatti, incontrando i nipoti ha detto loro: “Sono pronto”. Una testimonianza chiara e folgorante di quanto nasce dalla quotidiana ricerca del rapporto con Cristo. Grazie, amico.