OPPRESSIONE DA INTRATTENIMENTO
- Data 3 Febbraio 2019
Quando la vita culturale viene ridefinita come un perenne giro di divertimenti, quando una seria conversazione pubblica diventa una forma di discorso adolescenziale, quando, in breve, un pubblico diventa audience e la sua attività pubblica un atto di vaudeville, allora una nazione si trova a rischio; la morte della cultura è una chiara possibilità (Neil Postman, il Foglio)
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«Noi, al liceo con i prof del Mit: così creiamo insieme il futuro»
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Il barlume della speranza e lo spirito del tempo
Riprende da oggi il nostro appuntamento settimanale con la newsletter domenicale «Fissiamo il pensiero». È il primo del 2025, un anno che coincide con i vent’anni di presenza della Fondazione San Benedetto. Iniziamo questo nuovo tratto di strada ringraziando tutti coloro che ci seguono, con la speranza di poter continuare a offrire ogni settimana un piccolo contributo utile a ciascuno e alla vita comune attraverso la proposta di spunti di lettura. Non un flusso continuo di informazioni e di opinioni, ma semplicemente la segnalazione di un articolo o di un testo su cui fissare l’attenzione e il pensiero, oltre che delle iniziative che la fondazione promuoverà nel corso dell’anno.
Questa settimana vi suggeriamo la lettura dell’intervista al Foglio di Erik Varden, 50 anni, vescovo cattolico in Norvegia. «Avere speranza come cristiani – sottolinea nell’intervista – non significa aspettarsi che tutto vada bene. Non tutto va bene. Qui e ora, la speranza si manifesta come un barlume. Questo non vuol dire che sia irrilevante. La speranza ha un contagio benedetto che le permette di diffondersi di cuore in cuore. I poteri totalitari lavorano sempre per cancellare la speranza e indurre alla disperazione. Educarsi alla speranza significa esercitarsi alla libertà». Dopo essere cresciuto in una famiglia agnostica, Varden si è convertito dopo aver ascoltato una sinfonia di Gustav Mahler, abbracciando la fede cattolica a 19 anni. Monaco cistercense ha insegnato a Cambridge prima di essere nominato vescovo in un paese fra i più secolarizzati come la Norvegia. Pubblicata in occasione dello scorso Natale, l’intervista merita di essere letta integralmente per la bellezza e l’intelligenza delle risposte mai appiattite sui soliti cliché.
Non siamo autosufficienti, ecco perché ci serve il Natale
Quella di oggi è l’ultima newsletter prima del Natale ed è l’occasione per scambiarci gli auguri. Vogliamo farlo proponendovi la lettura di un articolo di Sergio Belardinelli pubblicato pochi giorni fa dal quotidiano Il Foglio. Affronta un tema inusuale per un articolo di giornale: la preghiera. Eppure quella di pregare è «una delle caratteristiche specifiche degli uomini». «Preghiamo i nostri simili, il destino, gli dei, Dio. Nessun altro animale lo fa», sottolinea Belardinelli. È segno allo stesso tempo della nostra fragilità, di una natura segnata dal male e dall’imperfezione, e della nostra grandezza che riconoscendo la sua dipendenza strutturale si sottrae alla sua autoreferenzialità aprendosi all’altro e implorandone l’aiuto. «Preghiamo perché siamo esseri bisognosi, mai completamente autosufficienti», si legge nell’articolo. Con una sottolineatura fondamentale: mentre quando preghiamo i nostri simili possiamo verificare in tempi brevi se la nostra richiesta viene esaudita, quando ci rivolgiamo invece a Dio le cose cambiano completamente. In questo caso l’effetto delle nostre preghiere non è altrettanto facile da verificare. «Soltanto la fede – scrive Belardinelli – ci dice che non possiamo chiedere a Dio di esaudire le nostre preghiere senza metterci nelle sue mani, senza riconoscere che la sua volontà è più importante della nostra». Tutto questo si scontra con le tragedie della vita, il dolore, le ingiustizie, le guerre, ma «Dio per principio non delude mai». E questo è anche l’annuncio del Natale, del Dio che si fa bambino e viene in mezzo a noi. Come si legge nella poesia natalizia di T.S. Eliot, che vi invitiamo a leggere e che racconta l’esperienza dei pastori a Betlemme, il Natale è un invito a non temere «il grido del cuore che aspetta l’impossibile perché quando il cielo sposa la terra l’uomo può ricominciare».
Da ultimo vogliamo esprimere le nostre felicitazioni a don Armando Nolli al quale nei giorni scorsi è stato assegnato il Grosso d’oro, il massimo riconoscimento civico che il Comune di Brescia può conferire, per il suo impegno costante al servizio della comunità, l’attenzione ai più bisognosi, la capacità di coinvolgere realtà sociali, associative e tanti giovani in iniziative solidali. È davvero lungo l’elenco di quanto ha fatto dalla direzione della Caritas ai vent’anni come parroco di San Faustino e Giovita. Oggi presta il suo servizio nella parrocchia di Santo Stefano alla Bornata nel cui territorio c’è anche la nostra sede di Borgo Wührer. Come Fondazione San Benedetto gli siamo particolarmente riconoscenti per la sua autentica amicizia e per aver ricevuto da lui, in tanti anni, concreti segni di incoraggiamento nella nostra azione.
Buon Natale e un buon 2025!
L’appuntamento con la nostra newsletter «Fissiamo il pensiero» tornerà domenica 12 gennaio.
Il popolo dei caregiver e una proposta: aiutiamo la Poliambulanza
Sono oltre otto milioni gli italiani che ogni giorno si prendono cura di familiari non autosufficienti (disabili, anziani, malati cronici). Poco meno di un italiano su sette. Sono i cosiddetti «caregiver». «Un esercito silenzioso di dedizione e fatica. Non riconosciuto, non supportato», scrive Maurizio Crippa che ha dedicato a questa figura un ampio e documentato articolo sul Foglio di cui consigliamo la lettura. Un tema di grande attualità considerato anche che viviamo in una società nella quale, con l’aumento della popolazione anziana, il numero delle persone non autosufficienti è destinato a crescere in misura significativa. Servono «ambiti di condivisione e aiuto» che spesso mancano lasciando sulle spalle dei soli caregiver tutto il peso delle diverse situazioni di bisogno.
Restando in tema di «prendersi cura», martedì a Brescia si è svolto l’incontro di fine anno della Fondazione Poliambulanza, grande ospedale privato a carattere non profit nato dal carisma delle Ancelle della Carità. In quanto non profit condivide le finalità del pubblico, cioè soddisfare i bisogni del cittadino senza ottenere profitti economici, i costi del pubblico e il trattamento riservato al settore privato per quanto riguarda i finanziamenti e gli aspetti fiscali. A differenza di altre strutture sanitarie private, non persegue quindi fini di lucro. L’incontro è stato un’occasione per presentare i dati più recenti sull’attività dell’ospedale con oltre 30mila pazienti ricoverati nel 2024, 90mila accessi al pronto soccorso, 2.150 collaboratori in servizio. «A fronte del sempre crescente numero di pazienti – ha spiegato il direttore generale Marcellino Valerio – sono state effettuate prestazioni per un valore di circa 6 milioni di euro oltre al budget assegnato, di cui 4 milioni di supero non finanziato relativo alle prestazioni ambulatoriali convenzionate con il Sistema Sanitario Regionale, e circa 2 milioni relative alle attività di ricovero del Servizio Sanitario Nazionale a ulteriore conferma del fatto che, nel nostro agire, mettiamo al primo posto i pazienti e le loro esigenze». Gli interventi che si sono succeduti del presidente della fondazione Mario Taccolini, del vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada, della presidente della Consulta dei fondatori di Poliambulanza suor Gabriella Tettamanzi e di fratel Gedovar Nazzari dell’Opera Don Calabria hanno messo in evidenza i frutti di una storia nata da un’originale intuizione creativa, quella di umanizzare la sanità, che ha saputo coniugare compassione e competenza nel segno della carità, dando vita a un polo sanitario di eccellenza di rilevanza nazionale. Da questi elementi appare evidente il valore per tutto il territorio della presenza di una realtà come la Poliambulanza. Per la sua storia e la sue caratteristiche è un bene della comunità. Facendo nostro quanto ha sempre sostenuto l’ex presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, e cioè che una comunità fatta di relazioni vive tra le persone si esprime in una capacità di solidarietà che è vicinanza al territorio, ascolto dei bisogni, progettualità, come Fondazione San Benedetto vogliamo avanzare una proposta: solo a Brescia città ci sono oltre 51mila nuclei familiari; se ognuno di questi devolvesse 10 euro alla Poliambulanza, questa avrebbe a disposizione 500mila euro da poter investire per rafforzare e potenziare la sua capacità di «prendersi cura». È una proposta semplice: attraverso un piccolo gesto possiamo dare un grande contributo a servizio della nostra comunità. A questo link trovate tutte le indicazioni per le donazioni, oltre alla possibilità sempre valida di destinare anche il 5 per mille con la dichiarazione dei redditi.