Cattedrale, il luogo dove tutto diviene facile
Ecco il luogo del mondo dove tutto diviene facile / Il rimpianto, la partenza e anche l’avvenimento. / E l’addio temporaneo e anche la separazione / Il solo angolo della terra dove tutto si fa docile. […] / Ciò che dappertutto altrove è un’aspra lotta / E una lama da macello tesa alla gola, / Ciò che dappertutto altrove è la potatura e l’innesto / Qui non è che il fiore e il frutto del pesco. / Ciò che dappertutto altrove è la noiosa abitudine / Seduta accanto al fuoco, le mani sotto il mento, / Ciò che dappertutto altrove è solitudine / Qui non è che un vivace e forte germoglio […]. / Ce ne han dette tante, regina degli apostoli, / Abbiamo perso il gusto per i discorsi / Non abbiamo più altari se non i vostri / Non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice”. Questi versi, a metà tra la poesia e la preghiera, scrisse Charles Péguy un anno dopo i giorni di giugno del 1912, quando aveva fatto a piedi centotrenta chilometri da Parigi per raggiungere, in pellegrinaggio, la cattedrale di Chartres, anche questa dedicata alla Nostra Signora. La sua casa, cioè “il luogo del mondo dove tutto diviene facile”, il cuore stesso, per il poeta, della Francia cristiana. Non è la stessa Notre Dame che sta bruciando in queste ore, ma in una sera come questa, sono lo stesso, identico, luogo. Il luogo che per Péguy era anche il più adatto “per piangere a lungo sulla nostra povera storia, / e contemplare da lontano il vostro giovane splendore”. (Maurizio Crippa, Il Foglio)