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Sussidiarietà per salvare l’economia

  • Data 17 Gennaio 2021

Tra le voci allarmate per l’allargarsi dell’ingiustizia sociale e le conseguenze drammatiche che questa produce, c’è chi non ha perso la speranza e indica nella sussidiarietà e nella solidarietà gli strumenti economici per uscire dalla crisi e ritrovare un clima di fiducia nel futuro. Ne abbiamo parlato con Giorgio Vittadini, professore ordinario di Statistica metodologica all’Università Milano Bicocca, nonché fondatore e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.

Professor Vittadini, siamo al capolinea dell’economia liberista?
Con le crisi economiche e la recente pandemia si ricomincia a mettere in discussione un certo concetto di liberismo assolutizzato. L’idea che sia l’unica via per lo sviluppo, rispetto al ritorno a un’economia preindustriale, ha sempre meno seguito. Il concetto non è certo nuovo, ma finalmente se ne comincia a discutere seriamente.

Secondo lei, a livello di iniziative politiche questo dibattito si sta traducendo in misure attive e coerenti?
Il tema della sostenibilità è parte della discussione politica, lo stesso Recovery Fund si inserisce in questo contesto ideologico. Poi che dal punto di vista operativo non si siano avuti grandi risultati è un altro discorso, ma è importante che se ne parli anche a livello europeo. Uno dei punti del nuovo sviluppo dell’Unione Europea è proprio la lotta alle ineguaglianze, argomento che fino a qualche tempo fa non veniva toccato dal dibattito internazionale.

Anche Papa Francesco si è pronunciato in favore della sussidiarietà come unico sviluppo realmente sostenibile per l’umanità, ma se l’Italia ha il cattolicesimo nel Dna, così non è per altri Paesi europei a matrice decisamente laica, con impostazioni più individualiste. Queste due direttrici non vanno in direzioni opposte?
L’Europa del debito è diametralmente opposta, l’Europa della sostenibilità si allea con l’idea che sia la persona al centro dello sviluppo, bisogna usare questa opportunità e smettere di fare chiacchiere. Invece seguiamo la strada dell’assistenzialismo, in cui non c’è sussidiarietà né aiuto ai poveri, ma semplicemente uno stimolo a non fare niente, a non creare sviluppo e di conseguenza aumentare proprio quella povertà che andrebbe combattuta.

Sussidiarietà, solidarietà e assistenzialismo vengono spesso sovrapposti e utilizzati nel dibattito politico per stigmatizzare posizioni avverse. Possiamo chiarire una volta per tutte cosa significa sussidiarietà in un contesto di mercato?
Sussidiarietà è sostanzialmente la valorizzazione di ciò che nasce dal basso, l’iniziativa individuale. Assistenzialismo sono le politiche di governo da pecorai che distribuiscono soldi per le prebende elettorali. Lo puoi chiamare reddito di cittadinanza, ma i risultati sono gli stessi. Sussidiarietà è una tradizione per cui ciò che viene dall’iniziativa imprenditoriale o sociale viene sostenuto e valorizzato. Il concetto di solidarietà va di pari passo con quello di sussidiarietà, perché quest’ultima non è altro che l’intervento della gente per la gente. L’assistenzialismo è il nemico numero uno della sussidiarietà e, quindi, anche della solidarietà. I liberisti devono smettere di raccontarsi le favole del Settecento, dei mercati che regolano sé stessi. Sono concetti senza fondamento, che andrebbero eliminati anche dalle università. Hanno distorto l’idea di mercato e creato gli squilibri che vediamo.

da Business People 

novembre 2020

Per leggere l’intervista integrale:

http://www.businesspeople.it/People/Protagonisti/Sussidiarieta-salvare-economia-Intervista-Giorgio-Vittadini-116425

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piergiorgio

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Lo scenario in cui si gioca questa sfida è quello di oggi segnato da un’esplosione di violenza insensata che, dalle guerre alle pareti domestiche, sembra non conoscere limiti. Insieme ci sono la crisi delle nostre democrazie liberali e il clima di sfiducia che pervade la società e avvelena le relazioni. In questa situazione pensare che la soluzione sia «staccare la spina» e rifugiarsi in una comfort zone è solo una misera illusione. È una forma di alienazione che stacca la spina prima di tutto da se stessi. L’invito è invece a ripartire dal desiderio di bene che resiste nel cuore di ciascuno, a fargli spazio dentro tutte le contraddizioni e le difficoltà in cui ci troviamo. Questo è anche ciò che ci interessa più di ogni altra cosa nelle proposte che facciamo come Fondazione San Benedetto.

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