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La Chiesa in Italia e il nuovo corso di Zuppi

  • Data 5 Giugno 2022

Dallo scorso 24 maggio l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi è il nuovo presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Nelle sue prime dichiarazioni obiettivi e programmi del suo mandato che apre una nuova fase nella vita della Chiesa in Italia che merita di essere guardata con attenzione, come si può vedere nell’intervista rilasciata a Tv2000.

https://www.youtube.com/watch?v=s2Dkh6o99qE

Insieme riproponiamo l’intervista al cardinale pubblicata l’anno scorso dal Sole 24 Ore 

«Se tu conservi la tua vita, la perdi. Noi italiani siamo impauriti e impazienti. Abbiamo accumulato tanto rancore. La nostra comunità è nel pieno di una crisi di identità: non riusciamo più nemmeno a rappresentarci. Chi siamo? La malattia e la morte ci segnano. La povertà ci insegue. I nostri padri e i nostri nonni si ricordano l’indigenza e le umiliazioni, la determinazione e la dignità. La maggioranza di noi, no. Gli italiani sono invecchiati. Danno alla luce pochi figli. Pensano a conservare quello che hanno. Il futuro dove sta?».

Il cardinale Matteo Zuppi, 65 anni, è nella cucina dell’arcivescovado di Bologna. Ha una figura filiforme ma non ossuta, senza l’inquietudine da pittura gotica che possono esprimere gli uomini di chiesa magri fino alla secchezza e alla ieraticità. Ha il vestito d’ordinanza, blu scuro, da prete di parrocchia. Unico segno distintivo: una croce di color grigio opaco. Il suo eloquio non è né forbito né barocco, è chiaro e piano. Si muove senza diffondere alcuna aura da principe della chiesa. È romano. Arguto, ma non cinico. Prossimo all’altro, ma in grado di trasformare gli occhi in due fessure scrutatrici.

continua a leggere l’intervista https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-cardinale-zuppi-la-crisi-e-codice-cui-misurarsi-sprona-l-uomo-e-comunita-mutamento-ADz0GVSB?refresh_ce=1

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piergiorgio

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«La parola letteraria è come una spina nel cuore che muove alla contemplazione e ti mette in cammino». Questa settimana apriamo la nostra newsletter domenicale con queste parole di papa Francesco tratte dalla sua lettera ai poeti, pubblicata l’anno scorso, di cui vi proponiamo la lettura. Fra i tanti testi possibili abbiamo scelto questa lettera per esprimere la nostra gratitudine per ciò che questo Papa è stato. Le sue sono parole che vanno dirette al cuore. La poesia e la letteratura diventano un aiuto formidabile «a capire me stesso, il mondo, ma anche ad approfondire il cuore umano». Fanno emergere un’esperienza «debordante», che spinge ad andare «oltre i bordi chiusi», a non addomesticare le inquietudini. «Raccogliete gli inquieti desideri che abitano il cuore dell’uomo – scrive ai poeti -, perché non si raffreddino e non si spengano». Allo stesso modo c’è l’invito a non «addomesticare il volto di Cristo, mettendolo dentro una cornice e appendendolo al muro». Significa «distruggere la sua immagine».

foto rawpixel.com

Quanto scrive Francesco lo sentiamo particolarmente vicino perché esprime molto efficacemente lo spirito che ci ha sempre mosso nella proposta di un’iniziativa come il Mese Letterario. Come abbiamo sottolineato non si tratta di un’attività culturale o di divulgazione, né tantomeno è una forma di intrattenimento. Nel suo piccolo per tante persone è stata invece un’occasione per riscoprire la ricchezza umana che la letteratura può offrire oltre al valore della lettura come atto di libertà. In alcuni grandi scrittori e poeti abbiamo trovato quel fuoco che è alimentato dalle domande fondamentali sull’esistenza e da un desiderio di verità, di giustizia, di bellezza che non accetta di adeguarsi a qualche sistemazione accomodante. Tra parantesi ricordiamo che giovedì 8 maggio prenderà il via la quindicesima edizione del Mese Letterario. Per chi non si fosse ancora iscritto è possibile farlo a questo link dove trovate anche il programma degli incontri. 
Tornando a papa Francesco, in questi giorni sono stati pubblicati parecchi articoli, alcuni davvero interessanti, sulla sua figura e sul suo pontificato. Qui vogliamo semplicemente segnalarvi un breve ricordo scritto dal cardinale Angelo Scola sul Corriere. «In questi giorni — più che interessarmi di analisi e bilanci del papato di Francesco, in ogni caso troppo prematuri — la domanda che si è aperta in me – osserva Scola – è stata: quale richiamo il Padre Eterno ha suggerito alla mia vita e per la mia conversione attraverso papa Francesco?». Ecco questa domanda descrive, prima di ogni analisi o considerazione, la posizione più vera per vivere questi giorni.      

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