La storia della piccola Maria e l’utilità della vita
di Giorgio Vittadini
ilsussidiario.net
A inizio marzo ho conosciuto Federica e Paolo, una giovane coppia in attesa della loro prima bambina, Maria, che si sapeva affetta da una malattia rara e per questo destinata a vivere pochi giorni. Mi ha subito colpito la serietà e la serenità dei due ragazzi neanche trentenni, pur nell’immenso dolore che li attraversava: si preparavano ad accogliere una bambina viva, portatrice di vita, una vita “piena”, a cui non mancava nulla. Maria è nata pochi giorni dopo il nostro incontro, ha vissuto quasi un mese, prima di morire per una complicazione dovuta alla sua fragilità. Ho rivisto i genitori il giorno dopo il funerale. Mi hanno raccontato di quel mese, della dedizione di medici e infermieri, del sostegno e dell’affetto profondo di amici e parenti che non li hanno mai lasciati soli.
Avevo davanti due persone che, mentre attraversavano un dolore acutissimo, non erano preda della disperazione. Nello stesso momento li vedevo feriti profondamente e accarezzati. Ho ripensato alla carezza del Nazareno di cui parlò Enzo Jannacci. Federica e Paolo erano alle prese con un rapporto, appena cominciato, con la piccola figlia nata e morta dopo pochi giorni, una relazione che misteriosamente sentivano sarebbe durata tutta la loro vita. (…)
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