Opinioni e convinzioni
- Data 21 Settembre 2018
Niente è più pericoloso del fatto che gli uomini equiparino l’opinione e la convinzione. L’opinione è di molti, la convinzione di pochissimi. La convinzione nasce dall’esperienza vissuta. (Stefan Zweig)
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La politica polarizzata uccide la democrazia
Manca poco più di un mese al voto per le elezioni europee e amministrative dell’8 e 9 giugno. Al di là dei toni e del clima da campagna elettorale e delle contrapposizioni tra partiti e schieramenti, vogliamo approfittare di questo tempo per riportare in primo piano i veri temi che riguardano l’Europa e il compito della politica. Sull’Europa ricordiamo l’incontro del 16 maggio con Ferruccio de Bortoli, Mario Mauro e Romano Prodi (sotto trovate tutti i riferimenti). Come spunto di riflessione questa settimana vi invitiamo invece a leggere l’articolo di Rocco Buttiglione pubblicato nei giorni scorsi sul quotidiano online ilsussidiario.net dedicato all’impegno politico dei cattolici oggi in Italia. «La politica contemporanea in Occidente – sottolinea Buttiglione – è inquinata da una malattia mortale che rischia di portare alla morte della democrazia. Questa malattia mortale è la polarizzazione estrema. È morto il dialogo politico, la capacità di confrontarsi, pur se da posizioni diverse ed anche opposte, alla ricerca di un bene comune. Trionfano le posizioni intransigenti che vogliono non il bene comune ma il proprio bene particolare ed identificano questo bene con la distruzione dell’avversario». In questo panorama quale può essere il ruolo di una presenza dei cattolici in politica? Non certo quello della nostalgia o dell’ossessione per una forma di partito. «Il problema primo non è il partito cattolico – continua Buttiglione -, ma una pratica cristiana della politica: un modo di fare politica che inizi da un’affezione profonda alla persona umana, in me stesso e negli altri, anche negli avversari. Una pratica cristiana della politica che faccia uscire la politica dalla dialettica amico/nemico. Oggi il problema non è costruire un partito, ma ricostruire un popolo».
25 Aprile senza pace
È appena passato il 25 aprile segnato dal solito contorno di polemiche, di insulti e di divisioni, che da parti opposte denotano un’incapacità di leggere la storia e di guardare il presente senza le deformazioni dell’ideologia. Tra un anno verrà celebrato l’ottantesimo anniversario della Liberazione e il rischio reale è che tutto questo tempo, dal 1945 a oggi, sia trascorso invano anziché far crescere «la consapevolezza di un sentimento comune sulle autentiche radici della nostra Repubblica», come ha scritto Ferruccio de Bortoli (che sarà prossimamente nostro ospite a Brescia) qualche giorno fa in un editoriale sul Corriere della Sera di cui vi proponiamo la lettura. «Ci si dovrebbe domandare – continua l’articolo – se caricare l’appuntamento del 25 aprile di questioni legate all’attualità, giuste o sbagliate che siano, non finisca per snaturarlo. Non releghi in secondo piano proprio quegli italiani coraggiosi che lottarono contro il totalitarismo. La giornata è dedicata soprattutto a loro e ai valori che incarnarono. Combatterono il nazifascismo sotto diverse e ideologicamente contrapposte bandiere. Formazioni che se fossero state intrise del particolarismo e del personalismo della politica contemporanea, non avrebbero sconfitto, al fianco delle truppe alleate, le peggiori dittature del Novecento, consentendo all’Italia di restare nell’Occidente libero».
Elezioni europee e presidenziali Usa, due incontri a maggio
Come preparazione al doppio appuntamento di maggio sulle elezioni europee e le presidenziali americane (vedi notizia sopra), questa settimana vogliamo segnalarvi un articolo pubblicato pochi giorni fa dall’Osservatore Romano da leggere con attenzione. In esso il filosofo Massimo Borghesi si sofferma sulla grave carenza di un pensiero cristiano oggi. «Quello che è venuto meno – scrive Borghesi – è il patrimonio ideale complessivo, l’impeto di comunicare una novità al mondo. Non mancano, certamente, intellettuali credenti che singolarmente apportano contributi di grande valore. Ciò che difetta è un pensiero cattolico all’altezza del tempo storico, capace di coniugare la ricchezza della tradizione con le sfide del presente». Di questo oggi si avverte la necessità dentro il clima plumbeo segnato dalla guerra in cui siamo immersi. «Ciò che il mondo chiede alla fede – continua l’articolo – è la salvezza dal male e dalla morte, la redenzione e la resurrezione. Un pensiero cattolico sorge da qui, dall’opposizione al male e alla morte, dalla comprensione del valore della carne di Dio come salvezza del mondo. Sorge, oggi, dall’opposizione alla guerra e dalla lotta per la pace. Un pensiero cattolico non lascia solo il Papa nella sua difesa della pace. Se questo accade, come è accaduto a Giovanni Paolo II nel 1991 e nel 2003, durante la prima e la seconda guerra contro l’Iraq quando molti cattolici si opposero al Papa in nome dei valori “occidentali”, allora significa che quel pensiero non esiste più. Esiste solo una fede privata che non è più in grado di assumere un punto di vista critico sulla storia».