• Chi siamo
  • Attività
  • Video
  • Archivio
  • Sostienici
  • Statuto
  • Organi
  • Contatti
Email:
info@fondazionesanbenedetto.it
Fondazione San BenedettoFondazione San Benedetto
  • Chi siamo
  • Attività
  • Video
  • Archivio
  • Sostienici
  • Statuto
  • Organi
  • Contatti

Fissiamo il Pensiero

  • Home
  • Fissiamo il Pensiero
  • Scalfari, il cercatore dell’Assoluto che ha liquidato un popolo

Scalfari, il cercatore dell’Assoluto che ha liquidato un popolo

  • Data 17 Luglio 2022

di Giacomo Scanzi

da ilsussidiario.net – 15 luglio 2022

Andarsene il 14 luglio, per un ideologue come Eugenio Scalfari dev’essere stata una bella soddisfazione. Lui che dell’idea capace di modificare, se non di creare la realtà, aveva fatto il cavallo di battaglia. Che sia stato un grande giornalista, non v’è dubbio. Che sia stato un grande agitatore culturale, lo stesso. Che abbia rilanciato la funzione del giornale-partito, un po’ come l’Amis du peuple del compianto Marat, finito scannato nella vasca da bagno dalla mano omicida di Carlotta Corday, o come l’Osservatore Cattolico del prete Davide Albertario che intendeva intingere la penna nel sangue, va da sé. Tuttavia, in un Paese come il nostro che demonizza e beatifica a spron battuto, andrebbe meglio compreso il peso specifico di un’esperienza complessa come quella di Repubblica e dell’Espresso, che certamente hanno lasciato un segno significativo nel nostro Paese.

Un tempo si diceva che il giornale di Scalfari era il giornale dei professori, di quel corpo intellettuale che, in gran parte deluso e frustrato, si sentiva rappresentato, più che dalla politica, da una repubblica dei sapienti che alla politica guardava dall’alto in basso, come guardava storto quel popolo che votava come non avrebbe dovuto votare, come l’intelligenza non avrebbe dovuto mai consentire.

Scalfari, per la verità, è morto con il Novecento, con quell’illusione sempre accompagnata dalla disillusione, che accomunava Calvino (suo compagno di scuola) e Vittorini, che dagli intellettuali potesse arrivare una spinta propulsiva (con innate presunzioni educative) al “bene” della Repubblica, che lo volesse o meno. Sì, Scalfari è stato decisamente un intellettuale organico. Non in senso gramsciano, ovviamente. Ma sempre più al servizio di un’Italia che stava dismettendo i panni della propria identità culturale, morale, religiosa, negli stili di vita (il ruolo de l’Espresso negli anni Settanta è emblematico) senza rendersi conto, o senza fare i calcoli, con lo spappolamento che ne sarebbe derivato. Perché un popolo spappolato poi mica dà ascolto agli intellettuali, ma cade nelle braccia degli imbonitori. Insomma, la solita presunzione elitaria sempre disillusa dalla realtà.

Poi, come sempre avviene (e questo vale anche per chi scrive), i vecchi terminano di comprendere il mondo, o meglio, il mondo non intende più comprendere i vecchi. Ecco allora le lenzuolate di moralismo laico, tanto simili a certe omelie di preti sociologi (scritte decisamente meglio a onor del vero) che fanno sbuffare i millennials, così come noi si sbuffava quando il nonno raccontava la guerra, la fame e di come si stava meglio quando si stava peggio.

Agli storici dell’età contemporanea e del giornalismo spetterà il compito di studiare scientificamente cosa l’Espresso e Repubblica hanno rappresentato nell’Italia delle infinite transizioni. L’ultima immagine che ci resta è, anch’essa un po’ così, quella del grande cercatore dell’Assoluto, dell’indagatore appassionato dei grandi Perché dell’esistenza, fino a riconoscere nel Papa un interlocutore privilegiato, un amico, un compagno di strada nel vago mondo degli interrogativi irrisolti. Fino al punto di benedirlo. Perché una cosa è comune a queste intelligenze originarie, il potere battesimale: ogni cosa ha valore solo in relazione al proprio punto di vista. Il resto, anche se vecchio di mille e mille anni, non esiste. O inizia ad esistere soltanto quando cade sotto il loro sguardo.

 

  • Condividi
piergiorgio

Articolo precedente

Strage della Marmolada, quando la bellezza diventa morte
17 Luglio 2022

Prossimo articolo

La crisi politica e la vita che incombe
24 Luglio 2022

Ti potrebbe interessare anche

Benigni e il fascino di un’umanità più vera
13 Dicembre, 2025

Mercoledì sera la Rai ha mandato in onda il monologo di Roberto Benigni «Pietro, un uomo nel vento». Un racconto travolgente della storia dell’apostolo Pietro e del suo incontro con Gesù. «Le cose più importanti della vita non si apprendono e non si insegnano, si incontrano», ha detto Benigni. Un racconto non fatto da un uomo di chiesa, ma da una persona come il comico toscano visibilmente affascinato da quella storia, con una forza di immedesimazione che non può non sorprendere. Su questo vi invitiamo a leggere l’articolo di Lucio Brunelli pubblicato su Avvenire che insieme al caso di Benigni ricorda anche quello dello scrittore spagnolo Javier Cercas che ha raccontato in un libro bellissimo, «Il folle di Dio alla fine del mondo» (lo avevamo segnalato fra le nostre proposte di lettura la scorsa estate), il suo viaggio con Papa Francesco in Mongolia. Benigni e Cercas, «due artisti dalla biografia totalmente estranea al mondo ecclesiale», i cui racconti sinceri «toccano la mente e il cuore, aprono a una domanda». «Il commovente monologo del premio Oscar, Benigni, e il sorprendente romanzo di Cercas – continua Brunelli – si spiegano con l’innata genialità di questi due artisti e con la fantasia della Grazia, che opera come vuole, quando vuole e in chi vuole. Sono al contempo anche il frutto di una mutata immagine della Chiesa nella considerazione pubblica. C’è forse meno pregiudizio, più simpatia, più disponibilità all’ascolto». Soprattutto si presagisce il fascino di un’umanità più vera. L’annuncio del Natale ormai vicino risponde a questa attesa di verità, di bellezza, di felicità che è nel cuore di ogni uomo a patto di essere leali con se stessi. Quel Natale che oggi appare spesso soffocato da una quantità di orpelli inutili, da noiosi riti consumistici, da evasione e distrazione di massa, da un intrattenimento vuoto e stordente. Eppure dissotterrare l’attesa profonda che è in noi, riportarla in primo piano, è il primo passo per farsi sorprendere da qualcosa che sia veramente attraente, all’altezza del desiderio infinito della nostra umanità.

Messaggi dal viaggio di Leone in Turchia e Libano
6 Dicembre, 2025

Martedì 2 dicembre si è concluso il viaggio di Leone XIV in Turchia e in Libano, il primo del nuovo papa. Un viaggio carico di significati, spesso del tutto ignorati nei servizi dei telegiornali e nei resoconti di molti quotidiani. Significati su cui vogliamo invece soffermarci nella nostra newsletter di oggi proponendovi la lettura di due articoli. Il primo tratto da il Foglio è dedicato alla tappa del papa a Nicea, sulle rovine dell’antica basilica, a 1700 anni dal concilio che là definì il Credo che ancora oggi viene recitato ogni domenica nella messa. Stabilì un punto fermo sconfessando le posizioni ariane che negavano la natura divina di Gesù. Ma, ha sottolineato papa Leone, «se Dio non si è fatto uomo, come possono i mortali partecipare alla sua vita immortale? Questo era in gioco a Nicea ed è in gioco oggi: la fede nel Dio che, in Gesù Cristo, si è fatto come noi per renderci partecipi della natura divina». Non è una questione che riguarda secoli molto lontani. Il papa ha parlato infatti del rischio di un arianesimo di ritorno quando Gesù viene ridotto a una sorta di «leader carismatico o di superuomo». Il secondo articolo, di Andrea Tornielli dal sito Vatican News, riguarda la parte libanese del viaggio papale. Il Libano, caso unico nel Medio Oriente tormentato da guerre e terrorismo, da lacerazioni profonde e da contrapposizioni radicali, è un paese in cui ancora oggi convivono fedi diverse. È un segno che non è inevitabile arrendersi alla guerra e all’odio. È un paese che documenta concretamente che ci sono le condizioni, sia pur tra mille difficoltà, per affermare la pace.

Non rinunciamo alla lettura
29 Novembre, 2025

«Quando le persone smettono di leggere – di dare un senso al testo su una pagina – perdono anche la capacità di dare un senso al mondo. In gioco c’è nientemeno che il destino dell’umanità, data l’intima connessione tra la parola scritta e la civiltà stessa». Lo scrive l’economista e saggista britannico Niall Ferguson in un articolo pubblicato il 16 novembre sul quotidiano inglese The Times di cui vi invitiamo a leggere una sintesi sul nostro sito. Un intervento che segue di qualche giorno un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera nel quale veniva evidenziato «il progressivo abbandono della lettura», in questo caso riferito al nostro paese. «Qui ne va davvero dell’avvenire del Paese – scriveva -, della qualità civile e umana degli italiani. Solo la lettura risveglia la mente, alimenta l’intelligenza, rende liberi. Tutte cose di cui c’è un gran bisogno». Il 22 novembre è stato invece Papa Leone a richiamare l’importanza della lettura «oggi più che mai». Leggere aiuta ad «unire mente, cuore e mani».
Apparentemente il crollo della lettura può risultare un dato del tutto secondario rispetto ad altri problemi più impellenti, in realtà rappresenta una regressione pericolosa che mina la stessa libertà delle persone come segnala Ferguson. Nel nostro piccolo ci sembra interessante l’esperienza fatta in questi anni come Fondazione San Benedetto, soprattutto attraverso il Mese Letterario ma anche con la nostra newsletter domenicale, nel far appassionare alla lettura di grandi autori come di articoli dalla stampa o di testi significativi. Per molti è stato anche un percorso di riaffezione «per contagio» all’esperienza della lettura. Una strada sulla quale intendiamo continuare.

Cerca

Categorie

  • Fissiamo il Pensiero
  • I nostri incontri
    • I nostri incontri – 2015
    • I nostri incontri – 2016
    • I nostri incontri – 2017
    • I nostri incontri – 2018
    • I nostri incontri – 2019
    • I nostri incontri – 2021
    • I nostri incontri – 2022
    • I nostri incontri – 2023
    • I nostri incontri – 2024
    • I nostri incontri – 2025
  • Mese Letterario
    • 2010 – I Edizione
    • 2011 – II Edizione
    • 2012 – III Edizione
    • 2013 – IV Edizione
    • 2014 – V Edizione
    • 2015 – VI Edizione
    • 2016 – VII Edizione
    • 2017 – VIII Edizione
    • 2018 – IX Edizione
    • 2019 – X Edizione
    • 2021 – XI Edizione
    • 2023 – XIII Edizione
    • 2024 – XIV Edizione
    • 2025 – XV Edizione
  • Scuola San Benedetto – edizioni passate
  • Tutti gli articoli

Education WordPress Theme by ThimPress. Powered by WordPress.

VUOI SOSTENERCI?

Siamo una fondazione che ha scelto di finanziarsi con il libero contributo di chi ne apprezza l’attività

Voglio fare una donazione
Borgo Wührer, 119 - 25123 Brescia
info@fondazionesanbenedetto.it

Resta sempre aggiornato

Iscriviti subito alla nostra newsletter per non perderti le attività e gli eventi organizzati dalla Fondazione San Benedetto.

Iscriviti

Sito Web sviluppato da Nida's - Nati con la crisi.

Copyright © Fondazione San Benedetto Educazione e Sviluppo

Mappa del sito | Privacy Policy | Cookie Policy

Sito Web sviluppato da Nida's - Nati con la crisi.

Privacy Policy | Cookie Policy